Procedimento disciplinare a carabiniere ubriaco: archiviazione per due ufficiali

Carabiniere

Un carabiniere di Ravenna, che era stato imputato e poi prosciolto per il furto di una bottiglia di gin da un bar, aveva denunciato due suoi superiori – un generale e un maggiore allora a capo della sua Compagnia – per abuso di potere e violazione della privacy.

Carabiniere sottoposto ad alcol test

Infatti, la sera del 2017 in cui era avvenuto il presunto furto, i suoi colleghi gli avevano imposto di fare il test dell’alcol e successivamente avevano aperto un’inchiesta disciplinare contro di lui.

Tuttavia, il giudice per le indagini preliminari, ha recentemente disposto l’archiviazione del caso nei confronti dei due ufficiali, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, nonostante l’opposizione del carabiniere.

Sentenza di assoluzione del Carabiniere

Nel dispositivo si sottolinea come la sentenza di assoluzione del carabiniere, dall’accusa di tentato furto aggravato, “accertava l’impossessamento della bottiglia esposta alla pubblica fede, ritenendo “possibile che lo stesso abbia agito senza l’intenzione di commettere il reato contestato“ poiché “era in stato di ebbrezza alcolica ed è possibile che tale condizione abbia influito sulla condotta stessa“”, scrive il Gip riportando alcuni passaggi della sentenza del tribunale monocratico del 25 febbraio 2022.

“In tale contesto, aggiunge, “pare legittimo discutere delle modalità operative con le quali i carabinieri intervenivano nel pubblico esercizio dove avvenivano i fatti (se dietro chiamata al 112 oppure mediante chiamata diretta di taluno), trovandovi un collega con atteggiamento “polemico e poco collaborativo“ nonché contrario a sottoporsi all’esame dell’etilometro”.

Un test, questo, osserva il Gip, “non strettamente necessario all’accertamento dell’ipotesi di reato contro il patrimonio” dato che il carabiniere “non stava conducendo alcun veicolo motorizzato”.

Archiviazione per i due ufficiali dei carabinieri

Per il giudice, tuttavia, i due superiori non avrebbero commesso reati: “Difettano gli estremi dell’abuso d’ufficio, così come quelli della rivelazione di segreti d’ufficio in relazione alla trasmissione del rapporto sul fatto alla scala gerarchica competente, a valutare se la condotta” del carabiniere, “a prescindere dalla sua rilevanza penale, fosse o meno in grado di metterne in discussione l’immagine di integrità ed imparzialità funzionale ad assicurare il regolare e buon andamento della pubblica amministrazione di appartenenza”.

Atti per i quali, peraltro, il comandante della compagnia da cui dipendeva, nell’ambito del procedimento disciplinare, aveva chiesto e ottenuto il nulla osta dall’autorità giudiziaria.

All’epoca dell’assoluzione il Nuovo Sindacato Carabinieri in un comunicato parlava di “fine di un incubo per un nostro dirigente sindacale, che per cinque anni ha fatto i conti con un’accusa infondata e infamante”.

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