Militare morto per l’amianto in caserma: vedova risarcita e figli esclusi dai benefici dopo la condanna di due Ministeri

Ministero della Difesa amianto

Il 23 maggio 2018, L.S., un meccanico specializzato dell’Esercito di Arquà Polesine nel Rodigino, è deceduto a causa di un mesotelioma pleurico epiteliomorfo, una forma rara di tumore, derivante dall’esposizione all’amianto durante il suo servizio presso la base logistica di via delle Batterie a Ca’ Savio nel comune di Cavallino Treporti (Venezia).

Vittima del dovere

Il tribunale di Parma ha recentemente emesso una sentenza che riconosce L.S. come vittima del dovere a causa dell’esposizione all’amianto e ha condannato i ministeri della Difesa e dell’Interno a liquidare benefici alla vedova, escludendo per ora i due figli.

Il militare era stato meccanico anfibista specializzato e si era occupato della guida e della manutenzione dei carri anfibi dell’Esercito. Secondo le indagini dei periti, L.S. sarebbe stato esposto all’amianto senza strumenti di prevenzione e protezione individuale durante il suo lavoro presso la caserma di Ca’ Savio.

La sentenza

La sentenza prevede un risarcimento di circa 400.000 euro alla moglie, oltre agli assegni vitalizi. Tuttavia, i due figli sono stati esclusi dai benefici, e sperano in una rivalutazione della decisione da parte della Cassazione. I figli lamentano la discriminazione tra gli orfani e sperano in un intervento legislativo che modifichi tale disposizione.

Questa vicenda evidenzia la pericolosità dell’amianto e il rischio a cui sono esposti i militari dell’Esercito, nonostante il divieto di utilizzo di questa sostanza emanato nel 1992. L’Osservatorio nazionale amianto esprime preoccupazione per il fatto che, nonostante il divieto, molti casi di giustizia legati all’amianto richiedano tempi lunghi per essere risolti.

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