Militare dell’Aeronautica in congedo con cinque anni di ritardo perchè si è smarrita la domanda di pensione. INPS condannata dalla Corte dei Conti

Militare dell'Aeronautica in congedo con cinque anni di ritardo

Va in pensione con cinque anni di ritardo perché l’Inps si è persa la domanda. Un colonnello d’Aeronautica militare ha dovuto presentare ricorso alla Corte dei conti, competente in materia pensionistica, per ottenere il diritto alla pensione con la retrodatazione corretta.

Come riporta Perugiatoday.it, l’ufficiale, rappresentato dall’avvocato Guido Pierluigi, è andato in congedo, con la conseguente pensione, dall’aprile del 2021, ma ha presentato ricorso contro l’Inps in quanto aveva presentato già il 13 marzo 2015 la domanda alla propria amministrazione, che l’avrebbe poi inoltrata all’Inps il 12 gennaio 2016.

Il 4 ottobre 2017, non avendo ricevuto alcuna notizia sullo stato della sua pratica, il ricorrente si è recato presso la direzione provinciale dell’Inps di Perugia e, in quella occasione aveva scoperto che l’istituto previdenziale non gli aveva mai inviato il pin per presentare la domanda per via telematica. Quindi l’unica domanda riconosciuta come valida da parte del ricorrente è quella del 2021, trasmessa appunto attraverso il sistema telematico.

I giudici contabili hanno accolto il ricorso in quanto se la regola generale è quella dell’invio telematico della domanda, “altrettanto vero è che, in caso di mancato recapito della seconda parte del PIN necessario all’accesso ai servizi telematici, deve essere data possibilità all’assicurato di inoltrare comunque la propria istanza”. E questo l’Inps non lo aveva fatto.

Il ricorrente aveva, quindi, “potuto fare legittimo affidamento sulla presa in carico della domanda, presso la Sede territorialmente competente, il 4 ottobre 2017”.

Per la Corte è da quella che va fatta partire la pensione in quanto “non può ammettersi che un assicurato, presentandosi presso l’ente pubblico competente e confidando sulla presa in carico della propria istanza, possa poi perdere quattro anni di prestazione, altrimenti dovuta”. Un caso di “negligente gestione della pratica da parte dell’ente stesso” che è “tenuto al pagamento della prestazione, con tanto di interessi legali e di rivalutazione monetaria.

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