A vent’anni sognava di fare il poliziotto, a 58 diventa agente ad honorem

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“Sono tornato indietro di trentotto anni, è stata un’emozione grandissima, ho completato la mia vita”. Fabrizio Torsi ha cinquantotto anni, viene da Livorno e dal 29 settembre è poliziotto ad honorem. Ha ricevuto il riconoscimento direttamente dalle mani del capo della polizia Lamberto Giannini, in quel di Roma. Per Torsi non è stato un momento come gli altri, perché da quando aveva venti anni è paraplegico a causa di un brutto incidente: “Questo riconoscimento mi fa finalmente alzare la mattina e dire ‘ah però, ganzo…’, è qualcosa che mi sta dentro e mi appartiene”.

Il 17 agosto 1984 Fabrizio Torsi stava tornando da Rimini con un amico. I due ebbero un incidente in Vespa, l’amico perse la vita e Torsi da allora vive su una carrozzina. “E pensare che tre giorni dopo sarei partito per Roma, dovevo arruolarmi nella polizia di Stato. Dentro avevo una forza che mi faceva capire che appartenevo alla divisa. Però mi è stata tolta una valigia piena di sogni”, racconta Torsi, emozionato. Da allora per lui è iniziato un periodo non facile: “Facevo judo, ero nei canottieri, per me rimanere seduto era difficile. Ci ho messo un anno per capire se farla finita o no”. Poi qualcosa è scattato: “Non so cosa, una scintilla, non saprei. Mi sono visto riflesso nella vetrina di un negozio e ho capito che potevo combattere anche così”.

Fabrizio Torsi, nella Livorno degli anni Ottanta, ha dovuto lottare con gli stereotipi e le barriere architettoniche: “Era a rischi la dignità. Per la gente ero solo un handicappato in una città piena di scalini. Ho iniziato una battaglia per essere libero. Ai tempi chi era sulla sedia a rotelle poteva lavorare o leccando i francobolli o aprendo i cancelli, ma io non volevo essere così”. Ha iniziato a studiare, è diventato tecnico di laboratorio, ha lavorato per anni a Viareggio e oggi, sposato e con una figlia 22enne, lavora alla farmacia dell’ospedale di Livorno, oltre a suonare il basso in una band blues. “Non avrei accettato di rimanere passivo. Ho iniziato a guidare la mia macchina adattata, a vestirmi non col pigiamino ma con la camicia, a darmi il profumo per non odorare di betadine. Ho portato avanti questa battaglia con coraggio e onestà”.

E ha anche parlato ai giovani. Ha creato lo slogan #sullastradagiusta, ha portato avanti la ‘InAssociazione’ a Livorno, che promuove il completo inserimento sociale dei soggetti con disabilità fisica e fa pure da scuola guida a soggetti con disabilità. “Le auto sono belle. C’è pure una vecchia 500 adattata donata da Gabriella Bertini” precisa Torsi.

Un’attività di educazione che va avanti da quasi quarant’anni: “Ricordo che andavo a Firenze per incontrare chi da poco era su una sedia a rotelle. Mi vedevano scendere dall’auto, quindi capivano che si poteva guidare. Poi avevo la musica di dj Cioni a tutto volume, i capelli lunghi, ero vestito bene. Dovevo far qualcosa per ‘salvare’ questi ragazzi e dar loro un supporto morale. A loro e anche alle madri: quando la mia mi ha visto improfumato e vestito bene ha capito che c’era un futuro”. Il suo lavoro è stato apprezzato anche nelle scuole: “Sono sempre andato a fare prevenzione parlando a ragazzi e ragazze di come si indossa il casco. Certo ora sono vintage, un po’ un boomer, ma c’è un esempio da mostrare, posso dare ai giovani un pezzetto di me, ciò che mi appartiene può essere d’aiuto. La legalità è sempre stata la mia priorità”.

Fabrizio Torsi voleva diventare un poliziotto coi capelli lunghi, una sorta di Serpico come si definisce lui stesso. Lo è diventato nel 2022: “Già nel 2021 mi hanno chiamato dalla Questura. Io fra me e me mi son detto ‘Ecco, mi vogliono arrestare’. Ma quando mi hanno detto che volevano fare domanda per farmi diventare poliziotto, io che sono sempre verboso son rimasto senza parole. Nessuno sei era mai accorto così tanto del mio lavoro”.

“Non è un lusso vivere così. Devi capire che non hai mai spazio e sei sempre considerato un mezz’uomo. Io però ho fatto la mia parte anche per gli altri, ho dimostrato che si può portare la partita col dolore almeno sull’1-1”. E per Torsi il risultato qual è? “Mi sono ripreso tutto, io ho vinto a mani basse”.

firenze.repubblica.it

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