Ucraina: arriva il decreto sullo spostamento di mille militari italiani

«Perché l’Europa non precipiti improvvisamente in un vortice di guerre, è necessario agire con forza e lungimiranza per ristabilire il primato del diritto internazionale e dei valori che hanno garantito pace e stabilità nel nostro continente».

Le parole drammatiche scelte per il comunicato finale, e quel riferimento al possibile «vortice di guerre» in Europa, fanno capire quale sia il clima di tensione in cui si è tenuta la riunione straordinaria del Consiglio supremo di Difesa, convocato ieri pomeriggio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La convocazione dell’organismo, che si riunisce in tempi normali un paio di volte l’anno, e che discende dal ruolo costituzionale di capo delle forze armate attribuito al capo dello Stato, serve anche a sottolineare le inevitabili conseguenze anche di impegno militare di fronte all’aggressione putiniana.

Del Consiglio fanno parte tutti i ministri coinvolti nel coordinamento delle scelte di politica militare del paese (Difesa, Esteri, Economia, Interno) e i vertici delle Forze Armate. E proprio ieri il Quirinale ha annunciato la nomina del nuovo segretario generale: non più un militare ma un politico, Francesco Garofani, ex parlamentare Pd, ex direttore del Popolo e stretto collaboratore di Mattarella, fin dal primo settennato.

Le parole del comunicato finale, attentamente distillate e concordate tra Quirinale e Palazzo Chigi, servono ad allineare anche testualmente le reazioni dell’Italia all’invasione russa dell’Ucraina con quelle degli altri paesi occidentali, per esprimere «la più ferma condanna per l’ingiustificabile aggressione militare lanciata contro l’Ucraina, che rappresenta una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale e una concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali». E per annunciare reazioni «in stretto raccordo con i nostri partner in tutti i principali consessi internazionali, insieme con i paesi membri dell’Ue e gli alleati della Nato».

Il governo intanto lavora al testo di un decreto legge che potrebbe essere sul tavolo del Consiglio di ministri già oggi. E che riguarderà, oltre a misure sull’energia e allo stanziamento di aiuti finanziari per l’Ucraina aggredita dal dittatore russo, anche l’impegno militare italiano per quel «rafforzamento del fronte orientale» della Nato di cui hanno parlato ieri il segretario generale dell’Alleanza Stoltenberg, e lo stesso premier Mario Draghi: «Con gli alleati della Nato ci stiamo coordinando per potenziare immediatamente le misure di sicurezza sul fianco Est dell’alleanza, stiamo rafforzando il nostro già rilevante contributo allo spiegamento di forze militari in tutti paesi alleati più esposti», dice il premier. «Quello che verrà fuori dall’Ue e che approveremo anche in Cdm – assicura Luigi Di Maio – sarà l’ennesima dimostrazione che chi ha provato a dividerci ci vedrà ancora più uniti».

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