Stemma araldico della Guardia di Finanza – Descrizione

Stemma araldico guardia di finanza

L’ordinamento dell’Esercito, con circolare del 9 febbraio 1987, prevede che Corpi ed Enti ai quali è stata concessa la Bandiera abbiano diritto a fregiarsi di uno stemma, il quale dovrà porre in evidenza, nel complesso e nei particolari costitutivi, i fattori storici che hanno nobilitato l’Istituzione.

Lo stemma della Guardia di Finanza è composto di tre parti: scudo, corona turrita e ornamenti.

  • Scudo: appuntato (cioè in forma detta sannitica), il cui blasone verrà formato basandosi principalmente sulle origini, sulle tradizioni, sui legami territoriali e sulle più salienti glorie militari e fatti d’arme che hanno comportato la concessione di decorazioni al Valor Militare o glorie di eventuale altra natura del Corpo.
  • Corona turrita: formata da un cerchio, rosso all’interno, con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili). Le torri hanno foggia rettangolare e dieci merli alla guelfa (quattro dei quali angolari), sono munite di una porta e di una sola finestra e sono riunite da cortine di muro, ciascuna finestrata di uno. Il tutto è d’oro e murato di nero. Sormonterà lo scudo.
  • Ornamenti: lista bifida d’oro svolazzante, riportante il motto, viene collocata sotto la punta dello scudo. Le onorificenze, invece, saranno accollate alla punta dello scudo con l’insegna pendente al centro del nastro. I nastri rappresentativi delle ricompense al Valore, annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, si ripartiranno alternativamente ai due lati dello scudo iniziando da destra. Essi saranno massimo cinque per lato e qualora il numero complessivo delle decorazioni ecceda questo limite, la stessa ricompensa più volte concessa sarà indicata – a partire da quella di minor prestigio – dal relativo numerico romano, riportato sul corrispondente nastro.

Concesso con D.P.R. 6 agosto 1988, l’attuale stemma araldico del Corpo è così descritto:

«Scudo sannitico, di campo di cielo, al grifone in profilo, posto a sinistra, seduto sugli arti posteriori, d’argento, poggiante la zampa anteriore destra sul forziere d’argento, grifone e forziere attraversanti sulla montagna al naturale, posta a destra e sul mare d’azzurro, fluttuoso d’argento, posto a sinistra, il tutto fondato sulla pianura partita d’oro e di verde; al capo diminuito d’oro.

Lo scudo è ornato dagli emblemi rappresentativi delle onorificenze e delle ricompense al valore; è timbrato dalla corona turrita d’oro degli Enti militari. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d’oro, il motto, in lettere maiuscole di nero, NEC RECISA RECEDIT».

Motto araldico del Corpo sin dal 1933, l’antica frase latina “Nec Recisa Recedit” che in italiano potrebbe essere tradotta in “Neanche Spezzata Retrocede“, fu riscoperta per le Fiamme Gialle da Gabriele D’Annunzio, il Poeta Soldato. Il motto D’Annunziano fa parte di una dedica, che il “Comandante” scrisse su una sua foto.

Il testo completo è il seguente:”Alle Fiamme Gialle, onore di Fiume, Nec Recisa Recedit, Fiume d’Italia, 1920 – Gabriele D’Annunzio”.

La foto fu donata a un ufficiale che prese parte ad un convivio, il 25 giugno 1920, a seguito della concessione della “medaglia di Ronchi” al gagliardetto dei finanzieri fiumani da parte del “Comandante” (medaglia commemorativa dell’occupazione di Fiume), quale riconoscimento del valore militare e dello spirito di sacrificio dei finanzieri che, anche durante l’impresa di Fiume, si dimostrarono fedeli alla Patria.

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