Si è spento Luigi Compagnoni: “Leone” della Folgore, ultimo reduce di El Alamein

Folgore Leone Luigi Compagnoni

I Battaglioni e le compagnie dei Leoni di El Alamein si sono riuniti per sempre. L’ultimo dei Paracadutisti della Folgore che partecipò alle battaglie di El Alamein nel 1942, Luigi Compagnoni, ha concluso la sua battaglia. Bresciano doc, il reduce aveva 102 anni ed era presidente onorario della sezione di Brescia dell’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia. Fino a pochi giorni fa stava benissimo. Poi, un rapido declino: ha smesso di mangiare e parlare e poi si è spento, circondato dall’affetto dei suoi familiari.

«Gino lo abbiamo conosciuto una ventina di anni fa – racconta il sergente paracadutista Mauro Scaratti, consigliere della sezione di Brescia – si presentò nella nostra sede raccontandoci di aver partecipato alla battaglia di El Alamein. Aveva già più di 80 anni. Il direttivo decise immediatamente di conferirgli la carica di presidente onorario. 

Luigi Compagnoni: “Leone” della Folgore

È stato un Leone della Folgore sia sotto le armi, sia nella vita. Un uomo eccezionale”. Gino Compagnoni è stato salutato dagli associati bresciani e delle oltre 120 sezioni italiane, dai rappresentanti dei vertici militari della Folgore, da tanti amici e parenti. La cerimonia si svolgerà alle dieci nella chiesa di Fiumicello a Brescia.

In Nordafrica, dove combatterono oltre ai paracadutisti altri circa 50mila italiani, Compagnoni si distinse per numerosi atti eroici. “Prima di essere un paracadutista – spiega Scaratti – è stato mitragliere in Albania. La sua compagnia era composta da 130 uomini. In Italia ne tornarono 23.

Rientrato, è stato destinato a Milano come caporalmaggiore addetto all’addestramento delle reclute. Avrebbe avuto vita facile. Invece, dopo avere incontrato un amico che stava per andare a un corso paracadutismo ha deciso di seguirlo ed è entrato nella Folgore. Era nella sesta Compagnia”.

Ad El Alamein Compagnoni salvò il suo comandante: il tenente Brandi, ferito dagli inglesi al volto. “Brandi era in piedi per vedere cosa accadeva – rimarca Scaratti – Gino lo avvisò ma non fece a tempo perché una raffica colpì il viso dell’ufficiale, che Gino prima medicò e poi protesse col proprio corpo. Entrambi furono fatti prigionieri.

Non si sono mai rivisti anche se diversi anni fa siamo riusciti a farli parlare tramite computer”. Rientrato da El Alamein e dalla prigionia, durata quattro anni, in India, è stato assunto alla fabbrica Metallurcica Tempini di Brescia poiché suo padre era un noto antifascista.

“Si diceva che il lavoro andava prima ai partigiani e poi ai militari – conclude Scaratti – ma il padre era sfuggito alle camicie nere e si era recato in Francia e quindi Gino venne assunto, facendo una grande carriera da sindacalista”. Compagnoni, nel frattempo, si sposò ed ebbe due figli. Fu fra i primi iscritti della CIsl, il “sindacato nuovo” fondato da Giulio Pastore.

Segretario dei metalmeccanici, fra il ’71 e il ’72 fu alla guida della categoria dei salariati braccianti agricoli , poi di quella del commercio. Dal 1985 al 1989 è stato segretario generale dei pensionati. “Coraggio e determinazione – sottolinea il segretario provinciale Cisl Alberto Pluda – ne hanno fatto un protagonista della nascita e del consolidamento della Cisl”.

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