Resta in carcere il buttafuori che ha pestato Giuseppe Tucci: vigile del fuoco morto davanti una discoteca di Rimini

Giuseppe Tucci vigile del fuoco morto
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Sono stati espiantati nella giornata di oggi gli organi di Giuseppe Tucci, il 34enne vigile del fuoco morto nel pomeriggio di lunedì 12 giugno all’ospedale di Rimini dopo una rissa scoppiata all’esterno della discoteca Frontemare nella notte tra sabato e domenica.  L’interrogatorio di convalida dell’arresto di Klajdi Mjeshtri, il buttafuori 28enne  residente a Fano (ex arbitro di calcio) che ha massacrato a calci e pugni il giovane, è invece in programma nella mattinata di mercoledì 14 giugno di fronte al Gip e al pm Davide Ercolani, che formalizzerà l’ipotesi di omicidio volontario a suo carico.

Tucci è stato picchiato dal 28enne che ha infierito con una cinquantina di colpi tra calci e pugni (come emerso dal racconto di numerosi testimoni) nello spiazzo esterno del «Frontemare» di Rimini. 

Klajdi Mjeshtri e il pestaggio del vigile del fuoco Giuseppe Tucci

Emblematiche le parole rilasciate alla stampa locale dal padre della vittima arrivato in città all’indomani dell’accaduto insieme alla madre e al figlio quindicenne della vittima. «Una morte assurda, mio figlio non dava fastidio a nessuno», ha detto. «Ho incontrato i miei assistiti – spiega il legale della famiglia di Tucci, Marco Ditroia – e non trovo nemmeno le parole per descrivere il loro stato d’animo». 

Il pm Davide Ercolani, nel frattempo, ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima per stabilire le cause cliniche esatte della morte mentre il legale del 28enne, incensurato e con numerosi anni di esperienza nel settore della sicurezza nei locali, ha nominato un consulente di parte che assisterà all’esame. Anche l’avvocato dei familiari della vittima ha nominato un consulente di parte. Gli inquirenti propendono per escludere che la morte sia stata provocata da una caduta accidentale della vittima durante il pestaggio. I medici effettueranno l’autopsia nella giornata di giovedì. 

Il diverbio, l’allontanamento e il ritorno nel locale: cosa è successo

«Per quel che mi riguarda – spiega l’avvocato Giulio Maione – la vicenda è tutta da chiarire. Sono molteplici i nodi da districare». Secondo la ricostruzione degli inquirenti Tucci si trovava in discoteca in compagnia di un amico, nei dettagli un collega. Nella prima parte della serata avevano guardato la finale di Champions League tra Manchester City e Inter in un ristornate. Poi avevano proseguito la serata al «Frontemare».

Qui in un primo momento ci sarebbe stato un diverbio con il buttafuori e subito dopo la vittima e l’amico sarebbero usciti dal locale per allontanarsi e scongiurare che la lite degenerasse. Ad un certo punto, però, Tucci avrebbe deciso di fare ritorno da solo in discoteca dopo aver salutato il collega e al suo arrivo sarebbe stato selvaggiamente picchiato dal buttafuori 28enne all’esterno del locale.

Il possibile movente legato a una ragazza 

Sul movente ci sono parecchie ombre. Secondo alcune testimonianze il trentaquattrenne avrebbe sbirciato nel telefono di una ragazza forse legata sentimentalmente a Mjeshtri. Da questo episodio sarebbe nato un primo diverbio. Poco si sa su quello che sia accaduto dopo, ovvero quando Tucci era tornato sui suoi passi da solo nello spiazzo esterno della discoteca. Per ottenere nuovi dettagli sul movente e sulle dinamiche particolari dell’aggressione gli inquirenti attendono l’interrogatorio del buttafuori, ora in stato di fermo indiziato di delitto e in carcere ai «Casetti» di Rimini in custodia cautelare.  

Il pompiere pugliese a Rimini lascia un figlio

In un primo momento l’ipotesi di reato formulata dal magistrato era stata quella di lesioni gravissime poi cambiata subito dopo l’arrivo in Procura del certificato medico che ha attestato la morte di Giuseppe Tucci che i un primo momento era stato ricoverato in coma irreversibile.

La vittima, originaria di Foggia, che lascia un figlio adolescente era arrivata a Rimini nel 2019. Vigile del Fuoco, aveva seguito le orme del padre (anche lui pompiere). Nella città romagnola lavorava nel distaccamento aeroportuale dei pompieri, al «Fellini» di Rimini assieme a circa ottanta colleghi. corriere.it

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