Processo Levante: celebrato con rito abbreviato per cinque Carabinieri. Chieste condanne dai 5 ai 16 anni

caserma levante
[sc name=”facebook” ]

Processo Levante celebrato con rito abbreviato per cinque carabinieri. Nella giornata del 21 giugno sono terminate tutte le arringhe degli avvocati dei militari arrestati il 22 luglio 2020 nella maxi inchiesta delle Fiamme Gialle e Polizia Locale che portò tra l’altro al sequestro di un’intera caserma. Il 21 giugno ha concluso la difesa dell’appuntato Giuseppe Montella. Gli avvocati Giuseppe Dametti e Emanuele Solari hanno ripercorso i capi contestati al proprio assistito il quale avrebbe riconosciuto i propri errori con grande umiltà ma ha rigettato con forza e nuovamente le accuse di tortura ed estorsione e altri reati che gli sono contestati. In sostanza ha ribadito quanto reso a spontanee dichiarazioni il 14 giugno: «Pagherò per quello che ho fatto, ma non voglio pagare per quello che non ho commesso».

Per Giuseppe Montella l’accusa ha chiesto una pena di 16 anni, un mese e 10 giorni, più 6mila euro di multa con il riconoscimento delle attenuanti prevalenti perché “ha collaborato e ammesso le proprie responsabilità”. L’appuntato Montella è detenuto nel carcere di Pavia dal giorno dell’arresto. Ha 58 capi di imputazione ed è accusato di estorsione, peculato, lesioni, falso, sequestro di persona, abuso d’ufficio, truffa, spaccio e tortura. In aula come sempre gli avvocati delle svariate parti civili. Nella prossima udienza, il 1 luglio, sono previste le repliche della procura, delle difese e delle parti civili. Infine potrebbe essere anche emessa la sentenza.

Sul banco degli imputati del processo che prevede lo sconto di un terzo della pena e che è quasi alle battute finali, ci sono cinque carabinieri della caserma di via Caccialupo arrestati il 22 luglio 2020 nell’ambito della maxi inchiesta coordinata dai pm Matteo Centini, Antonio Colonna e dal procuratore capo Grazia Pradella. Gli imputati davanti al gup Fiametta Modica sono Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo e Marco Orlando. Solo il collega Angelo Esposito ha scelto il rito ordinario che non prevede benefici di sorta.

LE RICHIESTE DI PENA – Per Giuseppe Montella sono stati chiesti 16 anni, un mese e 10 giorni, più 6mila euro di multa, per l’appuntato Salvatore Cappellano sono stati chiesti 14 anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione; per l’appuntato Giacomo Falanga 13 anni; per il carabiniere Daniele Spagnolo 7 anni e 8 mesi; per il maresciallo Marco Orlando 5 anni. Queste le richieste di pena davanti al giudice per i cinque militari che hanno scelto il rito abbreviato. «Traditori di tutti i principi in cui magistrati, carabinieri e cittadini credono, sono traditori dello Stato» li definì il procuratore Grazia Pradella al termine della requisitoria dell’accusa.

A Montella sono state riconosciute le attenuanti prevalenti: perché ha collaborato e ammesso le proprie responsabilità, a Cappellano (difeso dall’avvocato Paolo Fiori) quelle equivalenti così come a Spagnolo che è stato assolto peraltro per il capo 42 (difeso dagli avvocati Francesca Beoni e Aldo Truncè). Le parziali ammissioni di Spagnolo e Cappellano hanno permesso di ritenere le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alle contestate aggravanti. Nessuna attenuante invece per Falanga (difeso da Daniele Mancini e Paolo Molaschi) e Marco Orlando (difeso da Antonio Nicoli). Marco Orlando e Daniele Spangolo non si trovano più ai domiciliari ma hanno il divieto di dimora nel Piacentino.   Nell’inchiesta finirono anche pusher (alcuni anche parti civili) e “civili” che scelsero di patteggiare, per loro la sentenza arriverà a settembre 2021. 

Le richieste di risarcimento vanno da un minimo di 4mila euro e un massimo di 300mila euro. Sono dodici in tutto tra sindacati e persone coloro che si sino costituiti parte civile.

Fonte: www.ilpiacenza.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!