Poliziotto in malattia, ma nel frattempo gestiva un’autoscuola: dovrà risarcire lo Stato

Polizia scontri

Come agente della Polizia di Stato si era dato malato, ma nel frattempo gestiva una scuola guida.

Ora per un ex consigliere comunale di Nettuno ed ex poliziotto, che nel 2017 fu coinvolto nell’inchiesta “Patenti corrotte”, è arrivata anche la condanna della Corte dei Conti a risarcire lo Stato per lo stipendio percepito mentre era in malattia, pari a circa duemila euro.Per quanto riguarda l’inchiesta l’uomo, “in qualità di gestore di fatto di un’autoscuola, pattuiva un corrispettivo in denaro per ogni candidato da esaminare nel corso delle sessioni per il conseguimento delle patenti di guida, formando falsi verbali attestanti il superamento della prova pratica di guida, così inducendo in errore i funzionari della Motorizzazione Civile di Roma, i quali recepivano il contenuto dei suddetti verbali e di conseguenza rilasciavano i permessi di guida”.

Dal punto di vista dell’assenteismo, in più occasioni, “mentre risultava collocato in astensione dal lavoro per motivi di salute, espletava attività lavorativa presso la predetta autoscuola”.

Spiega la Corte dei Conti che l’uomo durante la malattia concessagli, “svolgeva l’attività lavorativa nonché vacanze di piacere allontanandosi dal luogo di residenza, così ponendo in essere condotte incompatibili con la patologia diagnosticatagli”.

Il periodo incriminato è quello dal 7 al 27 luglio 2015: doveva stare a casa malato, invece ha partecipato alle sedute di esame e si è fatto anche un weekend nelle Marche. Un comportamento “oltremodo riprovevole e assolutamente ingiustificabile da parte di un operatore di Polizia, poiché nella sua qualità di tutore dell’ordine avrebbe dovuto considerare il disvalore delle sue azioni, astenendosi dal commetterle…” e che “tale deprecabile condotta, posta in essere in spregio dei doveri assunti con il giuramento, ha irrimediabilmente compromesso il rapporto fiduciario non solo con la propria Amministrazione, ma anche con la collettività…”. Risultato: l’uomo dovrà pagare duemila euro più interessi allo Stato.

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