Poliziotto della Stradale morto durante un inseguimento, la madre: “Dopo 6 anni non abbiamo ancora giustizia”

Poliziotto Francesco Pischedda
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Francesco Pischedda era un agente della polizia stradale morto all’età di 28 anni mentre era in servizio. Domani sarà ricordato in un evento organizzato a Milano dal sindacato Siap. La madre: “Solo la Polizia è stata vicino alla mia famiglia”

Francesco Pischedda era un agente della polizia stradale morto all’età di 28 anni mentre era in servizio. Il 2 febbraio 2017, intorno alle 20, si trovava insieme ad altri due colleghi sulla strada statale 36 nei pressi di Colico (Lecco). Quella sera i tre agenti hanno intimato l’alt a un furgone che, invece di fermarsi, ha ignorato lo stop e proseguito la sua corsa. I poliziotti sono saliti sulla Volante e hanno inseguito il mezzo sospetto.

Una volta bloccato, i malviventi – in tutto tre – sono scesi dal furgone e hanno iniziato a correre. Pischedda ha inseguito uno dei tre ladri e, dopo una breve colluttazione, è precipitato dal cavalcavia insieme al ladro: hanno fatto un volo di circa dieci metri. Sul posto sono intervenuti gli operatori sanitari del 118 che, dopo alcune difficoltà nel cercare di raggiungere il luogo preciso in cui si trovavano i due feriti, sono riusciti a prestare le prime cure a Pischedda e al ladro.

Il racconto della madre
“L’uomo che è caduto con mio figlio è stato trasportato subito in ospedale perché si dimenava e urlava tantissimo”, racconta la madre del 28enne a Fanpage.it. La donna ricorda ancora le parole degli operatori che sono intervenuti sul posto quella sera. Parole comparse nel fascicolo d’indagine e poi pubblicate da alcuni giornali locali.
Tra questi c’è Il Giorno che nel 2017 aveva ricostruito le fasi di soccorso e presa in carico dei due feriti. Quella sera, infatti, i primi a intervenire sono stati i volontari della Croce Rossa che sono arrivati alle 20.42. Alcuni minuti dopo, alle 20.58, sono arrivati un medico e un’infermiera con un’automedica. Entrambi i feriti erano molto gravi, ma i due operatori hanno faticato a farsi comprendere dal medico della centrale operativa: i cellulari infatti non prendevano bene.

Alla fine i medici hanno deciso di trasferire il 28enne a Gravedona e il ladro a Lecco. Questo perché, per gli operatori intervenuti quella sera, le condizioni del poliziotto erano meno gravi: “Hanno pensato così di trasferire quell’uomo a Lecco mentre mio figlio è stato due ore e venti a terra con diverse fratture. Lo hanno portato a Gravedona – racconta ancora la madre – dove lo hanno sottoposto a diversi esami. Quegli esami hanno delineato un quadro clinico molto grave”.

Hanno chiesto un elicottero che però non poteva decollare. Lo hanno trasportato con un’ambulanza, ma Gravedona dista da Lecco circa cinquanta minuti di auto. Quando è arrivato in ospedale a Lecco, era ormai morto. È morto dopo quattro ore e venti dall’incidente. Io so che i medici di Gravedona hanno fatto il meglio che hanno potuto così come i colleghi di Lecco. Penso però che se il 118 lo avesse portato subito a Lecco, dove doveva essere ricoverato inizialmente, forse sarebbe andata diversamente“.

Mio figlio è morto che aveva 28 anni. Quella sera sapevo che non lo avrei riportato a casa nelle stesse condizioni di prima, ma non pensavo che sarebbe andata così. Quando mi hanno chiamato dall’ospedale, per dirmi che mio figlio era morto, io avevo già pronta una valigia da trenta chili perché pensavo di partire dalla Sardegna, dove vivo, e rimanere in ospedale”.

La condanna a quattro anni nei confronti di uno dei tre ladri
Il 6 marzo scorso è stato condannato a quattro anni di carcere uno dei tre malviventi. Il 31enne però non è stato condannato per la morte dell’agente della polizia stradale, ma per ricettazione e furto: “Quest’uomo – racconta ancora la madre – è stato piantonato un mese e mezzo in ospedale. È stato portato in carcere in Austria dove nel 2019 è stato scarcerato. In Italia è stato condannato il 6 marzo 2023, ma in contumacia e per ricettazione e furto. Lei pensa che questa persona verrà in Italia per scontare la sua pena? Alla fine né in un modo né in un altro ho avuto giustizia”.

“La polizia di stato è stata molto vicina alla mia famiglia: sono delusa dalla giustizia italiana. Penso che mio figlio e tutti questi ragazzi che fanno parte delle forze dell’ordine abbiano diritto a qualcosa di più, a esser tutelati di più. Mio figlio era una ragazzo che sorrideva sempre, affidabile, predisposto a qualsiasi cosa gli chiedessero. I suoi colleghi sono ancora legati a noi. Lo ricordano con affetto. Aveva un carattere meraviglioso”. Il 28enne sarà ricordato nella giornata di domani, sabato 29 aprile, durante l’evento Cuore Siap organizzato dal Sindacato italiano appartenenti polizia a Milano.

“Abbiamo voluto organizzare un momento per ricordare i colleghi che hanno perso la vita sulla strade per la sicurezza dei cittadini, tra questi non dimentichiamo Francesco e la sua famiglia. Nello stesso momento abbiamo deciso di donare un defibrillatore alla Polizia Stradale e quindi dare un contributo per tentare di salvare vite umane”, ha spiegato Dino Rizzi,  segretario regionale del Siap.

Pischi, come lo chiamavano i colleghi, sognava di fare il poliziotto fin da ragazzino: “Ha finito le superiori, ha fatto il militare e il concorso. Nel 2010 è diventato poliziotto: ha sempre desiderato farlo. Lo ha sempre fatto con molta passione e amore. Ricorderò sempre mio figlio. Lo ricorderò tutti i giorni”. fanpage.it

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