Polizia Penitenziaria: “Con l’inasprimento delle pene del DL Caivano servono più assunzioni”

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E’ chiaro che con un maggior ricorso alla carcerazione ci dovrebbero essere parallelamente delle misure consequenziali come l’assunzione di personale, che a oggi mancano». L’omicidio nel carcere di Marassi di Genova dello scorso mercoledì (13 settembre) è stato l’ennesimo morte di quest’anno negli istituti penitenziari italiani.

Nel 2023 sono 116 le persone che hanno perso la vita in carcere, di cui 51 suicidi. Una vera e propria emergenza, come denuncia il presidente Uilpa Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio.

’omicidio di Genova fa emergere l’ennesima tragedia in carcere. Che sta succedendo?
«A prescindere dall’ultimo caso, le carceri italiane versano da anni in una profonda emergenza strutturale, organizzativa e operativa. Nonostante la situazione, non si vuole prendere atto di quanto stia accadendo. Rinunciando ad ammettere l’emergenza penitenziaria, il governo si rifiuta di mettere in campo delle strategie risolutive, che prevedano ingenti investimenti e riforme strutturali».

Tornando a Marassi, tra le piste, su cui i magistrati stanno indagando, c’è l’ipotesi che il presunto omicida si trovasse nella sezione sbagliata. L’organizzazione degli istituti penitenziari è un tema?
«Assolutamente sì.

Oggi nella stragrande maggioranza i detenuti si trovano nel posto sbagliato. Non c’è un’organizzazione tale da suddividerli, così come vorrebbero le disposizioni vigenti, nelle diverse sezioni. Inoltre sulle persone con disturbi mentali c’è una sentenza della Corte Costituzionale, che ha condannato l’attuale disciplina e ha invitato il governo ad adottare soluzioni diversi.

Su questo tema siamo in una situazione veramente kafkiana, in cui costringiamo a stare in carcere anche persone “sine titolo”, ovvero che non hanno un titolo giuridico per starci. In questa situazione drammatica peraltro c’è un sovraffollamento medio del 15% ma che in alcuni istituti sfiora il 200%. È evidente che così parlare di allocazione al posto giusto diventa difficile».

Parliamo ora della Polizia Penitenziaria. Lei ha parlato di forti carenze numeriche del personale.
«Mancano 18 mila unità. Anche di ciò non si prende del tutto atto. Si stanno facendo in verità delle assunzioni, anche in misura maggiore rispetto agli anni passati. Ma non bastano a colmare il turnover: gli assunti continuano a essere in numero inferiore a coloro che cessano il servizio. Per questo motivo l’organico complessivo sta sempre diminuendo di anno in anno mentre le carceri aumentano la popolazione detenuta».

E in tutto questo si inserisce il Dl Caivano che inasprisce le peni e incentiva il “carcere facile”.
«Non vorrei entrare nel merito di scelte politiche. Diciamo che come rappresentante dei lavoratori, vorrei che gli agenti di Polizia Penitenziaria siano messi nelle condizioni di poter soddisfare le richieste dei cittadini, lavorando e onorando i nostri compiti. È chiaro che con un maggior ricorso alla carcerazione ci dovrebbero essere parallelamente delle misure consequenziali come l’assunzione di personale, che a oggi mancano. Quindi il Dl Caivano certamente non lo vediamo di buon grado, ma solo per questo motivo. Non è una scelta ideologica.

Riteniamo che in questo momento andrebbe deflazionato la densità detentiva. Magari con misure sulle persone con disturbi mentali, che non dovrebbero stare in carcere. Tutto questo andrebbe fatto al di là delle fantasie agostiniana del ministro Nordio che invocava l’improbabile riutilizzo delle caserme.

C’è anche il tema del contrasto alle baby gang, con le nuove norme che introducono delle misure sulla gestione dei carceri minorili. Ma anche lì vedo un placebo piuttosto che degli interventi compiuti e volti a curare un sistema penitenziario che è in metastasi».

A questo punto, cosa è necessario fare?
«In Italia non abbiamo mai visto un decreto carceri, che possa prevedere immediate assunzioni straordinarie per la polizia penitenziaria, il potenziamento degli equipaggiamenti e il rafforzamento delle strutture e delle infrastrutture. Parallelamente andrebbe anche approvata dal parlamento una legge delega, che consenta al governo di emanare dei decreti legislativi per riforme sull’esecuzione penale e in particolare quella intramuraria. Il corpo di polizia penitenziaria andrebbe profondamente riformato».

lastampa.it


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