Minacce al comandante della Polizia Locale di Arzano Biagio Chiariello: un arresto

Polizia locale Arzano

Per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli gli autori delle pesanti minacce indirizzate al comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, hanno ora un nome e un volto.

Uno è quello di Mariano Monfregolo, 39 anni, fratello di quel Giuseppe in lotta con Pasquale Cristiano che negli ambienti criminali dell’hinterland a nord di Napoli è conosciuto con il soprannome «Picstick» e nel giungo scorso balzò alle cronache per il corteo in Ferrari nel vie del centro in occasione della comunione del figlio.

Mariano Monfregolo è stato arrestato per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di minaccia a pubblico ufficiale aggravata dalla modalità mafiosa. Con lui è indagato anche un 21enne di Arzano, compagno della nipote di Mariano Monfregolo, nei confronti del quale il gip ha disposto invece la misura del divieto di dimora in Campania.

I manifesti funebri

Monfregolo e l’amico sarebbero responsabili delle minacce di morte rivolte al comandante Chiariello che aveva coordinato una serie di controlli nel quartiere 167 di Arzano per individuare e liberare alloggi occupati abusivamente da persone legate alla criminalità organizzata.

Un manifesto funebre fu affisso nelle strade di Arzano con il nome del comandante Biagio Chiariello, una data (il 10 marzo) e un messaggio intimidatorio: «Qui stiamo ad Arzano no a Frattamaggiore, qui ad Arzano casino non ci piace».

La “sfida” ai giornalisti

Arzano è da tempo un territorio ad alto tasso criminale. Lì la camorra non esita a ostentare il suo potere sfrontato e feroce, arrivando a minacciare chi lavora per la legalità, giornalisti e forze dell’ordine. Proprio pochi giorni fa, a margine della giornata per la memoria delle vittime innocenti della camorra, c’è stato l’ultimo episodio che ha visto protagonisti due giornalisti del Comitato di liberazione dalla camorra di Napoli nord, comitato che fa riferimento al senatore e giornalista Sandro Ruotolo.

«Cosa bisogna aspettare ancora? Due giornalisti, uno dei quali sotto protezione, entrano in un bar di Arzano a prendere un caffè. Poco dopo entrano nel bar gli esponenti di spicco del clan Monfregolo, con aria di sfida. Il boss, il fratello e il guardaspalle. Vi immaginate la scena? – ha scritto Ruotolo in un post sulla sua pagina social -. La scorta è in allarme. La tensione è altissima. I due giornalisti escono dal bar. E, giustamente, un attimo dopo vanno a denunciare l’accaduto dai carabinieri. Gli investigatori sostengono che omicidi, stese e attentati nell’area nord di Napoli dipendono dalla guerra tra i clan Monfregolo e Cristiano. I Monfregolo sono quelli della 167 di Arzano che occupano abusivamente le case. Verrà il giorno in cui i camorristi saranno cacciati dalle case?».

I manifesti contro la camorra

L’Antimafia di Napoli ha puntato la lente su questo e altri aspetti. Sullo sfondo non c’è solo il conflitto per il controllo sugli affari illeciti ad Arzano, ma ci sono anche antichi rancori che risalgono alla frattura interna tra gli Amato e i Pagano e ai cambiamenti negli equilibri geo-criminali che quella frattura ha determinato.

E c’è, per fortuna, la reazione della parte sana della gente di Napoli Nord, che dopo una serie di raid di evidente matrice intimidatoria ai danni di locali che non vogliono pagare il pizzo, ha tappezzato Frattamaggiore di manifesti che dicono “Fuori la camorra dalla nostra terra».

Venerdì corteo con comitati e sindacati per ribadire il fronte compatto contro la prepotenza dei clan.Il comandante Chiariello: «Siamo sulla direzione giusta»

«Certo che c’è un po’ di preoccupazione, però andiamo avanti altrimenti sarebbe comunque una sconfitta», commenta oggi il comandante Chiariello a Caivano, alla riunione della Commissione parlamentare Antimafia di Nicola Morra nella parrocchia di don Maurizio Patriciello, nei giorni scorsi attaccata, letteralmente, con un ordigno esplosivo.

«Non la possiamo dare vinta a queste persone che hanno posto in essere atti ignobili per isolarci. Per me è un forte e chiaro segno di debolezza, significa che andiamo nella direzione giusta e stiamo dando fastidio».

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