L’Unione Europea crea una forza di reazione rapida composta da 5000 soldati

Esercito europeo

Potranno muoversi rapidamente sul territorio Ue, intervenendo in caso di rischi ai confini dell’Unione. E potrebbero rappresentare la prima bozza di esercito europeo. Si chiama “First entry force” (o Rapid entry force), ossia forza di reazione rapida, e dovrebbe avere un contingente di partenza di 5mila soldati. È quanto prevede l’accordo raggiunto tra 14 Stati membri sui 27 dell’Ue. Non ci sono i Paesi dell’Est, ma nell’intesa figurano i big militari ed economici dell’Unione: Germania, Francia, Italia e Spagna. E a quanto sostiene Politico, anche Usa, Canada e Norvegia potrebbero dare il loro contributo a questo progetto, uno dei 46 che compongono la Pesco (Permanent Structured Cooperation), il grande piano di cooperazione militare tra i Paesi Ue lanciato nel 2017.

La cooperazione, finora, si è concretizzata soprattutto a livello di imprese della difesa, come l’italiana Leonardo, che hanno avviato o stanno per avviare progetti comuni per la costruzione di armamentari bellici (o “dual use”, ossia a doppio uso civile e militare), dai droni alle navi. Quello che ancora manca è una reale integrazione (o una cooperazione più stretta) tra gli eserciti. Una strada in salita, nonostante l’addio del Regno Unito, che si è sempre opposto a progressi in tal senso quando sedeva da membro ai tavoli Ue. Ecco perché l’accordo sulla “Rapid entry force” potrebbe rappresentare una svolta storica.

Secondo quanto emerso finora, la “First entry force” europea dovrebbe inizialmente consistere di una brigata dell’esercito e di una componente navale, per un totale di cinquemila effettivi. Non è la prima volta che l’Ue valuta un progetto del genere: già nel 2007 era stato istituito un sistema di gruppi tattici di 1.500 soldati per rispondere alle crisi, ma non sono mai stati utilizzati. Ora i tempi sembrano più maturi per trasformare gli accordi in atti concreti. “Attualmente, ci sono barriere amministrative e infrastrutturali che rendono difficile per il personale e le attrezzature militari muoversi attraverso l’Europa. Spesso, è più facile per un turista viaggiare attraverso l’Ue che per il personale militare”, ha detto il ministro della Difesa olandese Ank Bijleveld, che guida il questo progetto.

Il Servizio europeo per l’azione esterna, l’organo Ue a metà tra Commissione e Consiglio che rappresenta in qualche modo il ministero degli Esteri e della Difesa di Bruxelles, ha già fatto sapere di sostenere l’intesa dei 14: “Dobbiamo essere pronti a reagire rapidamente e dobbiamo essere pronti per le crisi future”, ha detto l’Alto rappresente Josep Borrell, che guida il Seae. “Dobbiamo riuscire a pianificare addestramenti comuni anche per poterci addestrare e migliorare la nostra pianificazione”, ha proseguito Borrell. “Se vogliamo dispiegare le nostre forze sul campo, dobbiamo avere una struttura adeguata”, ha specificato. Ma ha anche ammesso che diversi Paesi restano freddi all’ipotesi di creare un battaglione comune. 

I 14 Stati membri che hanno finora aderito, secondo Politico, sono Austria, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna. Mancano all’appello Polonia e altri Paesi dell’Est, strategici soprattutto per quanto riguarda il confine caldo con la Russia. Ma la loro adesione potrebbe venire agevolata da un eventuale allargamento agli Usa (e non solo). Secondo diversi diplomatici, Stati Uniti, Canada e Norvegia, infatti, entreranno a far parte della First entry force. 

“L’accordo è visto come il primo segno tangibile che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è ricettivo rispetto alle ambizioni militari dell’Europa – scrive Politico – un cambiamento rispetto all’era di Donald Trump”. L’adesione al progetto di Washington non è stata ancora confermata, ma che qualcosa si muova lo confermerebbero indirettamente le conclusioni dell’ultimo Consiglio Ue, dove gli Stati membri hanno dato mandato a Borrell di presentare entro il prossimo novembre una proposta sulla Strategic Compass, ossia la strategia di politica di difesa europea all’interno della quale rientra la First entry force.“

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