Un militare della Guardia di Finanza, andato in pensione per anzianità con il sistema misto, ha ricevuto una notifica dall’Inps comunicando un presunto errore nel calcolo della sua pensione e richiedendo il rimborso di 12.597,27 euro (9.867,90 netti) relativi a un indebito derivante dall’importo della tredicesima mensilità considerato superiore a quanto dovuto. La lettera informava anche delle trattenute mensili sulla pensione, per recuperare l’indebito, a partire da ottobre 2022.
Il militare in quiescenza si è rivolto alla Corte dei Conti, ottenendo il ricalcolo della pensione in conformità all’aliquota spettante agli ex appartenenti alle forze dell’ordine, con un parere favorevole. Tuttavia, sembra che l’errore si sia verificato proprio nell’applicazione di questo ricalcolo, portando alla richiesta di restituzione delle somme erogate in eccesso.
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La Corte dei Conti ha sottolineato che nel caso di recupero di un indebito pensionistico derivante dall’annullamento di una sentenza favorevole al pensionato, non è possibile imputare la ripetibilità quando l’indebito è causato dall’esecuzione di una sentenza di primo grado provvisoriamente esecutiva, successivamente riformata o annullata in appello. In particolare, quando l’indebito è attribuibile completamente al comportamento della pubblica amministrazione.
I giudici hanno accolto il ricorso, dichiarando la “parziale illegittimità del recupero”, considerando la buona fede del percipiente e gli errori di calcolo commessi dall’Istituto. In particolare, hanno notato che l’Istituto aveva liquidato la pensione della parte ricorrente ben cinque volte, confermando la correttezza del recupero dell’indebito fino a quel momento e annullando le restanti rate.