Il Magistrato Nicola Gratteri: “adeguare la struttura legislativa italiana ai fenomeni criminali attuali”

magistrato nicola gratteri

Ha iniziato l’incontro esponendo la necessità di adeguare la struttura legislativa italiana ai fenomeni criminali attuali, passando poi al tema dell’educazione dei giovani, fino a terminare con un focus sulle azioni della ‘ndrangheta nel 2023. Nel mezzo, il timore – anche se per la verità è quasi una certezza –  che le macerie della guerra in Ucraina possano far lucrare le organizzazioni malavitose, alimentando il mercato nero delle armi. 

Questi sono solo alcuni dei temi principali affrontati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ospite il 20 agosto a Mesagne.

Il magistrato, molto apprezzato dal numerosissimo pubblico presente in Piazza Orsini del Balzo, ha presentato il suo nuovo libro “Fuori dai confini – La ‘ndrangheta nel mondo”, scritto a quattro mani con il saggista Antonio Nicaso. 

Ed è proprio in quel Centro Storico, un tempo fortino della sacra corona unita (Scu), che oggi si celebra la rinascita di una comunità, quella mesagnese. Chiaramente, rimanendo sempre vigili per far sì che gli errori del passato non possano ripetersi. 

Le mafie al giorno d’oggi

“Siamo nel 2023 eppure ancora parliamo di mafia, questo è incredibile – afferma Gratteri – il contrasto dello Stato ha ottenuto buoni risultati, soprattutto in alcuni territori, ma il lavoro da fare è ancora tanto”.

“Oltre al fatto che il nostro sistema giudiziario non è pienamente adeguato alle sfide di questo tempo, c’è da dire che la parola d’ordine è credibilità. In una società consumistica come quella attuale, com’è possibile che un giovane scolaro – che magari vive in contesti difficili – possa trovare nell’insegnante il suo modello?”.

Nello specifico, il procuratore della Repubblica fa riferimento agli stipendi troppo bassi dei docenti italiani. Circostanza che conosce bene poiché, come ha raccontato, anche sua moglie (sotto scorta come lui) insegna matematica in una scuola media. 

In alcuni territori “il bullo del quartiere”, che arriva al bar con una buona macchina, attira l’attenzione dei giovani più di un modesto insegnante, il cui ruolo è spesso bistrattato. Proprio così le consorterie mafiose riescono ad affascinare quelli che saranno i giovani adepti del futuro.

Ed ancora, Gratteri insiste sulla scuola: “A settembre non fate progetti per la legalità – tuona, rivolgendosi agli insegnanti – portate i ragazzi nei centri di recupero per tossicodipendenti” in modo che possano comprendere in quale ambito operano le mafie. 

La forza criminale, fino all’Est Europa

La ‘ndrangheta è l’unica mafia presente in tutti e cinque i continenti. Nel corso del tempo ha assunto una sua forma di credibilità (ed anche qui ritorna questa parola chiave).

“Si pensi – afferma Gratteri – che rispetto alle altre, la mafia calabrese riesce a pagare di meno la cocaina che viene dalla Foresta Amazzonica. Si tratta di 1000 euro per una partita, mentre le altre organizzazioni ne sborsano 1800. Ma non solo, agli ‘ndranghetisti è data la possibilità di pagare la merce dopo averla venduta nel proprio mercato. Un vantaggio notevole”. 

Già solo questo può fare intendere l’importanza assunta nel tempo da tale società, che come anche le altre è ormai capace di comunicare con meccanismi tecnologici innovativi: “È come se le organizzazioni avessero inventato un altro whatsapp – racconta il procuratore della Repubblica – Incredibile no? I sistemi di sicurezza italiani non sono in grado di accedervi”. 

Proprio con questi meccanismi, talvolta con l’ausilio dei preparatissimi hacker rumeni, è possibile effettuare scambi di merce illegale in modo più sicuro. 

Da qui, il passaggio del magistrato sulla situazione che lega Italia, Balcani ed Est Europa. Per Nicola Gratteri in Ucraina si verificherà quello che è già avvenuto ai tempi della guerra in Juvoslavia: “Le armi utilizzate che fine faranno?” si chiede, conoscendo già la risposta. “Perché l’Occidente non le ha dotate di un Gps? Le armi finiranno sul mercato nero, noi sappiamo che il prezzo è stato stabilito a 30mila euro a pezzo”. 

Già il mercato delle armi, una storia lunga che riporta il procuratore della Repubblica di Catanzaro ai tempi floridi della sacra corona unita. Quando i sacristi in Montenegro non nascondevano solo le sigarette destinate al contrabbando ma anche i mezzi atti ad offendere. Ma cosa ne facevano i malavitosi pugliesi? Probabilmente molti di loro non sapevano nemmeno utilizzare le armi di precisione.

La risposta è data nel libro di Gratteri: quelle armi erano destinate ad un vero e proprio “baratto”, uno scambio criminale tra sacra corona unita e ‘ndrangheta. Quest’ultima portava la cocaina in Puglia per alimentare un circolo infinito che ha raggiunto il suo apice negli anni Novanta. 

Ed ora cosa accadrà una volta finito il conflitto tra Russia e Ucraina? La domanda è lecita, così come è lecito chiedersi se la Puglia e Brindisi reciteranno ancora una volta “un ruolo di primo piano” nello scambio di merce illegale a distanza di tanti anni. fonte:brindisireport.it

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