Riservisti militari in Italia: come funziona l’attivazione della riserva ausiliaria delle Forze Armate da attivare in caso di necessità

Esercito condannato Sergente assenteista

I recenti conflitti in Ucraina seguiti da quelli in Medio Oriente hanno profondamente influenzato l’approccio alla gestione della difesa da parte delle principali potenze mondiali. Le tensioni geopolitiche emergenti suggeriscono una nuova era in cui la pace globale è minacciata da sfide che potrebbero superare i confini di conflitti circoscritti come quelli in Ucraina o Palestina.

In risposta a questo scenario, compresa l’Italia, le nazioni stanno preparandosi per la possibilità di un coinvolgimento bellico che fino a qualche anno fa sembrava impensabile. Oltre a potenziare gli arsenali con armamenti e mezzi avanzati, si presta attenzione anche al potenziamento delle Forze Armate. In Italia, il numero di personale militare passerà da 150.000 a 160.000 unità quest’anno, con prospettive di ulteriore crescita in futuro.

Forze Armate e riservisti: cosa prevede la legge

Non tutti sono consapevoli che è già in vigore una legge, approvata dal Parlamento nell’agosto 2022, pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere, che ha attirato scarsa attenzione. La legge, promossa dall’allora Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e votata positivamente nel pieno della campagna elettorale per le elezioni di settembre, che ha successivamente portato al governo il centrodestra, rappresenta una riforma significativa delle Forze Armate.

Crosetto: «creare riserva di militari italiani: sarà attivabile in caso di necessità di guerra»

Questa legge ha autorizzato la formazione di una squadra di riservisti composta da 10.000 unità, uomini e donne, pronta a essere mobilitata in caso di guerra o grave emergenza. La responsabilità di implementare questa misura ora è nelle mani del neo Ministro Guido Crosetto, il quale, seguendo le indicazioni del Capo di Stato Maggiore, l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, intende ulteriormente aumentare il numero di militari.

Come evidenziato dal Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, durante la Commissione Parlamentare, l’aumento di 10.000 unità nelle Forze Armate potrebbe non essere sufficiente a soddisfare le attuali esigenze in questo contesto bellico. Pertanto, si sta considerando la possibilità di creare una squadra di riservisti composta da individui provenienti dal mondo civile con esperienza militare pregressa. La legge approvata nell’agosto 2022 consente la chiamata di fino a 10.000 riservisti in caso di guerra o gravi emergenze, come calamità naturali.

L’organizzazione di queste squadre avverrà su base regionale e l’adesione sarà su base volontaria, mantenendo l’approccio volontario senza ritornare alla leva obbligatoria.

La squadra di riservisti potrebbe includere ex militari, individui con formazione pregressa e preferibilmente competenze specializzate.

Per i riservisti saranno pianificati periodi di addestramento che li renderanno un valore aggiunto per le Forze Armate. È probabile che il loro impiego non avvenga in prima linea, dove sarà riservato alle persone esperte, ma piuttosto in seconda linea. Si prevede anche l’inclusione di personale appartenente alle forze di Polizia, il cui addestramento è più vicino a quello delle Forze Armate.

Il concetto di riservisti è già attuato all’estero, con la Francia e la Germania che lo hanno introdotto con la sospensione della leva obbligatoria, mentre la Gran Bretagna e gli Stati Uniti lo adottano da tempo: ex militari richiamati annualmente per brevi periodi di aggiornamento, offrendo la loro disponibilità per 5-10 anni.

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