Esercito e Riservisti: cosa sono e quali funzioni avrebbero in caso di guerra

missioni internazionali

In un prossimo futuro, potrebbe entrare in gioco la partecipazione dei riservisti nel contesto della difesa nazionale. Il Ministero della Difesa sta valutando l’implementazione di una legge che riguarda la creazione di una riserva ausiliaria dello Stato, all’interno delle Forze armate, composta da non più di diecimila unità. Questa proposta era stata già presa in considerazione dal precedente governo.

La riserva, una volta reclutata, formata e sottoposta a periodici addestramenti, potrebbe essere costituita da ex militari o personale con competenze specifiche. Il suo impiego sarebbe previsto in situazioni di emergenza durante conflitti o crisi internazionali. Tuttavia, l’intento non sarebbe quello di destinare questi riservisti ai teatri operativi, ma piuttosto di impiegarli per fornire supporto logistico e collaborare nella gestione delle risorse su base regionale.

Riservisti: la Legge Martino sulla leva 

Rifacendo un passo indietro nel tempo, il 1 settembre 2004, la Legge Martino, così denominata in onore del Ministro della Difesa dell’epoca, Antonio Martino, membro del secondo governo Berlusconi, ha apportato importanti modifiche al servizio militare. Tale riforma ha comportato la sospensione del servizio di leva obbligatorio, introducendo invece normative per i volontari di truppa in ferma prefissata. Inoltre, è stata delegata al Governo la responsabilità del coordinamento delle normative relative all’utilizzo dei riservisti, ovvero la possibilità di richiamare un contingente di uomini e donne in situazioni di emergenza.

Il Ministro Crosetto aveva già enfatizzato la necessità di “integrare la riserva selezionata con un’ulteriore aliquota di complemento”.

Due mesi fa, durante le sedute della commissione Esteri e Difesa, il Ministro Crosetto ha citato come esempio di riservisti il modello adottato da Israele, che ha richiamato 350 mila soldati dopo il 7 ottobre, e quello della Svizzera, in grado di mobilitare il doppio dei militari italiani. Attualmente, il ministro sostiene che la riserva più facilmente attivabile è rappresentata dalle forze di polizia, uomini e donne già formati per attività di sicurezza. Se tale proposta ha senso o meno è ancora oggetto di discussione. Tuttavia, secondo il ministro, l’implementazione di una riserva dovrebbe essere concepita come una sfida più di natura parlamentare che ministeriale.

Il Ministro sottolinea inoltre la necessità di ridefinire l’intero settore della Difesa, senza vincoli di colore politico, e propone una riforma da affidare ai governi futuri.

Il Ministro aveva inoltre dichiarato che occorre rivedere le carriere per svecchiare le Forze Armate, che contano solo un terzo di under 30 tra le proprie file, così come le modalità di reclutamento, formazione e addestramento, col fine di avere professionalità altamente specializzate, che attualmente non trovano attrattiva lavorativa all’interno dell’esercito per via di una bassa retribuzione rispetto al mercato privato.

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