Cortei sempre più violenti nelle città. Griesi, Fsp Polizia: “manifestanti giovani e agguerriti cercano scontri a tutti i costi”

POlizia Cortei sempre più violenti nelle città
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Infrangono le diretive perché anche un piccolo scontro crea la notizia. Hanno bisogno di questo per sentirsi vivi. Se non li avessimo fermati sarebbe scoppiata una guerra.

Pasquale Griesi, coordinatore nazionale reparti mobili del sindacato Fsp della Polizia di Stato, spiega in un’intervista al quotidiano Libero le dinamiche di piazza.

La recrudescenza della violenza da parte dei manifestanti, giovani e studenti dei collettivi, militanti dei centri sociali e antifascisti. Domenica le prime pesanti avvisaglie del clima che ci accompagnerà nei prossimi mesi. Dopo ľ’avvento del govemno di centro-destra le manifestazioni si sono moltiplicate.

Gli agenti dei reparti mobili sono stressati, tra aggressioni e insulti ricevuti dagli antagonisti che cercano lo scontro a tutti i costi nelle pance dei cortei. Altro che numeri identificativi sui caschi come vorrebbe la sinistra in Parlamento.

Griesi, la tensione sta salendo?

“Si, La nascita del nuovo governo ha svegliato i gruppi dormienti di collettivi che hanno ripreso vigore per tornare in piazza.

Finora erano rimasti silenti ma adesso sono pronti ad attaccare ancora.

Qual è lo stato d’animo all’interno dei reparti?

Siamo moltostressati. Le manifestazioni stanno aumentando ed è ovvio che stare anche 12 ore in piedi, con un casco in testa, uno scudo in mano, uno sfolagente e un cinturone non è per nulla una passeggiata. Gli agenti del reparto mobile entro il 2030 saranno 40.000 in meno causa pensionamenti: questo per dire che i quarantenni sono i più giovani. E il nostro è un lavoro in cui lo sforzo fisico è preponderante.Visto l’elevato numero di cortei stanno anche saltando i riposi settimanali…

Cosa succede appena prima dell’eventuale carica?

I manifestanti comincianoa spingere. Quando noi siamo inquadrati, volano calci, pungi, sputi e insulti. E a questo punto è chiaro che abbiamo il diritto e il dovere di difenderci. Lo Stato deve im-porre la propriaautorità.

Stanno cambiando le dinamiche di piazza?

Cambiamenti epocali non ce ne sono. Non abbiamo più difronte i No Expo che si muovevano come reparti mobili con caschi e scudi. Ora troviamo poche centinaia di persone, soprattutto giovani, che spesso e volentieri non rispettano i percorsi decisi dalla Questura e, come avvenuto in via Beltrami, cercano lo scontro con la Polizia. Non il contrario come vogiono tar credere loro. Noi lavoriamo per far sì che tutti, come giusto che sia, possano manifestare il proprio pensiero. Ma le dicouna cosa…A un padre di famiglia, e nei reparti mobili è pieno, arrivare allo scontro è l’ultima cosa che interessa.

Il contatto fisico non dovrebbe mai esserci. C’è solo quando vengono disattese le direttive comunicate prima della manifestazione. Se è stato stabilito che in quella via non puoi venire e tu ci vieni noi dobbiamo rispondere. C’è una linea immaginaria che, se superata, autorizza il reparto a usare la forza

In Parlamento la sinistra ha depositato una proposta di legge per mettere i codici identificativi sui vostri caschi.

Quelli da numerare sarebbero invece i manifestanti. I reparti stanno sempre fermi sulle loro postazioni: non vanno mai contro il corteo, semmai è il contrario. Gli agenti vengono presi di mira per sfondare i cordoni e cercare subito dopo di colpire altri obiettivi.

Non servirebbe maggiore prevenzione?
Sarebbe importantissimo avere in dotazione più mezzi di dissuasione tipo bodycam, spray urticanti e idranti, esattamente come avviene in tutte le polizie d’Europa. Ripeto: più si evita diarrivare allo scontro megioè e per tutti. Inoltre sarebbe da rivedere la tutela legale: noi stiamo continuando a pagarci le spese legali per qualsiasi provvedimento che subiamo ma queste dovrebbero essere a carico dell’amministrazione.

Poi, se alla fine del procedimento penale c’è una condanna definitiva si interviene sullo stipendio o sulla
buonuscita. Invece si continuano a spendere migliaia di euro per processi che si concludono con l’assoluzione del poliziotto anche dopo quindici anni.

Ci sono avvisaglie di un aumento della violenza?
Domenica si sono percepite quelle più forti.
Se gli anarchici pò sono scomparsi, ora preoccupano di più i gruppetti di giovani e studenti dei collettivi e
dei centri sociali che devono per forza andare contro tutto e tutti. La cosiddetta rete antifascista che chiama noi fascisti quando invece il nostro ruolo è solo quello di garantire edifenderela libertà
di tutti.

liberoquotidiano.it

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