«Basta, la faccio finita»: salvato da due agenti della Polfer della stazione di Lecce

polizia ferroviaria

Un momento di solitudine, la paura di non riuscire ad affrontare una malattia, il buio tutto intorno e la decisione di farla finita. Ma anche il coraggio di chiedere aiuto, prima che fosse troppo tardi. Ed è così che l’odissea interiore di un uomo di Sannicola è approdata al porto sicuro della prossimità, quella di due agenti della polfer di Lecce che gli hanno salvato la vita. Una storia a lieto fine che giunge da questa coda di estate.

La volontà di farla finita è passata attraverso una telefonata, l’altra al 113. Gli agenti hanno in breve ricostruito da dove provenisse: era partita da una cabina della vicina stazione ferroviaria. Un uomo manifestava la volontà di farla finita, era il suo lascito quello, ma anche una richiesta di aiuto. Calma, sangue freddo e occhio alle lancette.

Come riporta lagazzettadelmezzogiorno.it, due agenti della polfer hanno immediatamente raggiunto la zona dalla quale era partita la telefonata, ma non c’era nessuno davanti a quelle cabine e le ricerche sono state più complesse. Non si poteva perdere tempo prezioso. Da lì la visione dei filmati catturati dalle telecamere di videosorveglianza fino a fare il match tra l’orario in cui era pervenuta la chiamata e le persone davanti alle cabine. Pochi minuti dopo lo sconosciuto aveva un volto. Si sapeva chi cercare, senza creare allarme tra i passeggeri in transito e senza soprattutto sorprendere lui nella maniera sbagliata.

L’uomo è stato rintracciato, un viaggiatore tra tanti in sala d’attesa, perso, sconvolto. Poteva essere un fratello, un papà, un amico. Ha raccontato il suo dolore, spiegando di temere l’evoluzione di una malattia che non gli avrebbe dato il tempo e manifestando l’incapacità di affrontarla. Non è stato facile farlo desistere dai suoi propositi, è passato tempo prima che il 59enne si convincesse che la vita e l’attaccamento ad essa, nonostante tutto, valgono sempre la pena.

Gli agenti sono riusciti a portarlo nei loro uffici dove gli è stato fornito non solo il loro, di ascolto, ma anche adeguato supporto psicologico. Solo in un secondo momento hanno fatto intervenire gli operatori del 118 e hanno affidato l’uomo alle cure dei sanitari dell’ospedale Vito Fazzi.

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