Tossicodipendente aggredisce due agenti di Polizia Penitenziaria in pronto soccorso

Polizia Penitenziaria aggressioni
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Nottata da incubo per alcuni poliziotti penitenziari del carcere di Treviso che, arrivati in pronto soccorso all’ospedale Ca’ Foncello hanno dovuto fronteggiare la follia di un uomo andato in escandescenze.

I commenti«Una protesta sconsiderata e incomprensibile da parte di un vero e proprio energumeno – spiega Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), il primo e più rappresentativo della categoria -.

I due poliziotti erano di scorta in ospedale a mezzanotte per una visita urgentissima. Sono stati aggrediti da un esagitato tossicodipendente che era presente in pronto soccorso e stava dando problemi (scaraventando a terra strumenti diagnostici e urlando).

Loro lo hanno bloccato, lo hanno fatto sedare e hanno affrontato bene il problema. Solo grazie al tempestivo intervento di questi ultimi, dunque, l’uomo è stato riportato alla calma, anche con l’ausilio del personale medico».

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime solidarietà ai poliziotti contusi e denuncia: «Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, che sono stati minacciati, insultati e colpiti dall’uomo.

L’evento è stato particolarmente critico perché posto in essere in una corsia di ospedale ma è stato gestito al meglio dalla polizia penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici.

Ai colleghi contusi va la nostra vicinanza e solidarietà nonché un ringraziamento particolare per l’intervento che, incuranti di qualsiasi pericolo e nonostante le conseguenze riportate, ha permesso di bloccare il violento».

Il Sappe lamenta: «una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano giornalmente le unità di polizia penitenziaria in servizio nei Nuclei traduzioni e piantonamenti: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati ben oltre le 9 ore di servizio quotidiano, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi».

I sindacalisti denunciano, infine, il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti: «Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati.

Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%).

Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici».

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