Spionaggio, definitiva la condanna a 29 anni per l’ex ufficiale della Marina Militare Walter Biot

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È diventata definitiva la condanna a 29 anni e 2 mesi per Walter Biot, ex ufficiale della Marina Militare, accusato di aver trasmesso documenti segreti – anche NATO – a un funzionario dell’ambasciata russa. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12096 del 2025, ha respinto il ricorso della difesa, confermando quanto stabilito dalla Corte Militare d’Appello di Roma il 29 gennaio scorso.

L’ex ufficiale della Marina Militare Walter Biot arrestato a marzo 2021

L’ex ufficiale della Marina Militare Biot era stato arrestato il 30 marzo 2021, colto in flagranza mentre consegnava una scheda MICRO SD con 181 immagini di documenti top secret al russo Dmitry Ostroukhov, in un parcheggio romano.

Le indagini, avviate su segnalazione dell’AISI, avevano permesso di installare una microcamera nel suo ufficio allo Stato Maggiore della Difesa, riprendendolo mentre fotografava documenti classificati.

Il materiale non è mai stato fisicamente acquisito agli atti perché coperto da segreto NATO, ma la Cassazione ha ritenuto valida la ricostruzione processuale basata su testimonianze, video e pedinamenti, precisando che la tutela del segreto stesso giustifica l’eccezione alla discovery completa.

Nessuna violazione della difesa, né immunità diplomatica
I giudici hanno inoltre chiarito che non era necessario conoscere il contenuto dettagliato dei documenti, ma bastava accertarne l’inerenza alla sicurezza nazionale; La difesa dell’imputato ha avuto pieno contraddittorio sulle fonti di prova; L’immunità diplomatica non è stata violata, poiché nessuna opposizione è arrivata dal capo missione russo per il sequestro della scheda.

Esclusa ogni attenuante speciale

Non è stata riconosciuta l’attenuante per l’“ottima condotta militare” vista la “totale caduta etica” di Biot. L’assenza di divulgazione dei segreti, inoltre, è stata già considerata con il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Danno d’immagine per lo Stato italiano

Quanto al danno risarcibile, la Cassazione ha confermato che, anche in assenza di divulgazione, vi sia stato un danno alla credibilità dei sistemi di sicurezza e all’immagine dell’Italia nelle relazioni internazionali.

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