Pensioni, gli aumenti dal primo gennaio: con un assegno da 2mila euro, 34 euro in più al mese

Pensioni
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A gennaio una pensione di 2.000 lordi euro al mese godrà di un incremento (lordo) di 34 euro mensili, una pensione di 2.500 euro lordi al mese, localizzata cioè tra 4 e 5 volte il minimo Inps, otterrà quasi 42 euro al mese in più. Ripartirà infatti dal 2022 la perequazione piena delle pensioni, congelata di fatto nel 2020 a fronte di un’inflazione negativa dello 0,3%.

Il decreto del ministero dell’Economia del 17 novembre, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26, ha infatti previsto che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 venga determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo. La perequazione delle pensioni consiste nella rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli all’aumento del costo della vita.

A seconda dell’importo dell’assegno pensionistico, si applicano diverse percentuali di adeguamento all’aumento del costo della vita, in base a diverse fasce, calcolate in relazione al trattamento minimo. In particolare, al crescere dell’assegno si applicano percentuali decrescenti, stabilite dalla legge, secondo una gradazione che è stata più volte modificata nel corso degli anni. Per effetto di questo meccanismo, solo le quote più basse della pensione sono integralmente garantite contro l’inflazione, mentre le fasce più alte sono destinate a perdere progressivamente, almeno in parte, il loro potere d’acquisto.

A fornire le prime stime sull’impatto che la soluzione avrà sui trattamenti è stato un dossier dell’Inps. Le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo (pari a quello del 2021 che è di 515,58 euro), cioè sino a 2.062,32 euro, otterranno l’incremento dell’1,7%; le pensioni superiori a 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo Inps, cioè tra 2.062,33 euro e 2.577,90 euro, otterranno una rivalutazione dell’1,53%, ferma restando la rivalutazione all’1,7% dello scaglione sino a 2.062,32 euro. Le pensioni di importo superiore a 5 volte il minimo Inps, cioè oltre i 2.577,90 euro, otterranno un incremento dell’1,275%, ferma restando la rivalutazione dell’1,7% dello scaglione sino a 2.062,32 euro e dell’1,53% della fascia compresa tra 2.062,33 e 2.577,90 euro.

Per assicurare il rinnovo delle pensioni in tempo utile per il 2022 e rendere possibile la prima liquidazione delle pensioni con decorrenza gennaio dell’anno prossimo l’Inps ha utilizzato l’indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021, elaborato dal Coordinamento generale statistico attuariale, pari all’1,6%. Con una successiva elaborazione, sulla rata di marzo 2022, verranno corrisposte le differenze di perequazione ove spettanti.

Il decreto del Mef del 16 novembre 2020 aveva determinato la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2019 in misura pari a 0,5%. Per il 2020 è stata determinata in misura pari a 0,0%, essendo stata la variazione del FOI (l’indice dei prezzi al consumo) tra il periodo gennaio-dicembre 2019 e il periodo gennaio-dicembre 2020 negativa e pari a – 0,3%. Il decreto del 17 novembre 2021 ha confermato il valore a consuntivo per il 2020. Per il 2021, invece, lo stesso provvedimento del 17 novembre ha determinato la percentuale di variazione nella misura del +1,7%.

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