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Monica Segat: «Io, colonnello e mamma, prima donna a comandare un battaglione di Alpini»

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Arriva da Vittorio Veneto – «terra dove la presenza degli alpini è molto sentita» e città medaglia d’oro al valor militare – la prima donna a comandare un battaglione degli Alpini.

La tenente colonnello dell’Esercito Monica Segat, 43 anni, avrà la responsabilità di 450 uomini e donne dello «storico» nono Reggimento a L’Aquila, gli eredi delle penne nere protagoniste della drammatica ritirata dalla Russia.

Non è un compito facile, questo lo sa bene. «Ai miei uomini e donne – ha raccontato ieri all’Ansa – dirò che devono capire che pretenderò da loro il massimo impegno. Ma allo stesso tempo devono sapere che sarò la prima a mettersi in discussione. E la mia porta sarà sempre aperta».

Segat ha giurato fedeltà il 16 dicembre del 2000 davanti all’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, allora ministro della Difesa. E in questi 22 anni ha svolto con successo molti incarichi, sette mesi in Afghanistan, lo Stato maggiore… Un marito, pure lui un ufficiale degli Alpini (che sta per lasciare un comando di battaglione), e un figlio, che oggi ha 10 anni.

Il ruolo di mamma? «Finora io e mio marito ci siamo sempre organizzati e continueremo a farlo» spiega. Hanno già pianificato tutto: «Quest’anno mi sono occupata io di nostro figlio, che è un bambino che si adatta facilmente e sa bene chi sono mamma e papà. Ora toccherà a mio marito fare quello che ho fatto io».

La carriera non è mai facile. «Soprattutto all’inizio, ci vuole convinzione, tenacia e spirito di sacrificio. È stata difficile». Ma, ci tiene a precisare, non in quanto donna. «È complicato per tutti, uomini e donne: non ho mai sentito alcuna differenza di trattamento».

E non è questione da poco, in questi ultimi mesi in cui gli Alpini sono finiti nell’occhio del ciclone per le accuse (poi archiviate e che ora hanno portato a una raffica di denunce per diffamazione) di molestie alle donne durante l’ultima adunata nazionale di Rimini.

E il fatto che non ci siano differenze di trattamento tra maschi e femmine è un concetto sul quale insiste. Non ci sono nella scelta, che richiede «disponibilità massima, voglia di mettersi al servizio degli altri e spirito di sacrificio»; e non ci sono nell’atteggiamento da tenere: «Non è un lavoro normale, ci vuole convinzione e passione». Che tu sia uomo o donna.

Ora l’attende la responsabilità di 450 Penne Nere. «È un peso – ammette la trevigiana – ma anche motivo di orgoglio. Perché le soddisfazioni più grandi le ho avute proprio da chi ho comandato».

Tra le donne dell’Esercito, la tenente colonnello Monica Segat non è la prima e non sarà l’ultima: il 21 luglio si è insediata a capo del 232mo Reggimento trasmissioni di Avellino la pari-grado Sara Scala, e lo scorso 2 settembre è toccato alla collega Michela De Santis assumere il comando di uno dei quattro gruppi tattici che compongono l’operazione «Strade sicure» a Roma.

Entro la fine dell’anno saranno sette alla guida di un battaglione: sono quelle che nel 2000 entrarono in Accademia a Modena, quando per la prima volta le carriere militari furono aperte alle donne.

Allargando la ricerca oltre gli Alpini, la prima in assoluto ad assumere un comando di battaglione è stata la tenente colonnello Sara Scala, che comanda il reggimento che si occupa di fornire gli assetti delle telecomunicazioni nelle operazioni dell’Esercito. Resta che la trevigiana è il simbolo di una rivoluzione nel mondo delle Penne Nere. La scelta della carriera militare, Segat l’ha maturata per diversi motivi.

Certo, ha influito il fatto di essere cresciuta a Vittorio Veneto, luogo simbolo della Grande Guerra. Ma c’entra soprattutto «la curiosità e la voglia di trovare, a 20 anni, qualcosa che ti consenta di ampliare le tue aspettative e desideri».

corrueredellasera.it

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