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Mollicone, anche l’Arma ricorre in appello e chiede 200 mila euro di danni

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I carabinieri chiedono un maxi risarcimento all’ex maresciallo Franco Mottola e agli altri militari assolti in primo grado per la morte della 18enne di Arce. Dai parenti di Serena richieste per quasi 10 milioni

Anche l’Arma dei Carabinieri ricorre in appello contro l’assoluzione degli imputati nel processo per l’uccisione di Serena Mollicone e chiede all’ex comandante della caserma di Arce, il maresciallo Franco Mottola, ai suoi familiari e ai suoi due sottoposti Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, accusati a vario titolo di aver avuto un ruolo nella vicenda, un risarcimento per danni di immagine da 200 mila di euro.

Una scelta attesa e in linea con la costituzione di parte civile già fatta dall’Arma in primo grado e che – come anticipato da Il Messaggero – quantifica il «disonore» arrecato dalla presunta condotta di Mottola e degli altri militari (il vice maresciallo Quatrale è accusato anche della istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi).

Tutti gli imputati sono stati assolti in primo grado e la decisione, oltre che dalla procura – titolata a farlo nel merito – è stata impugnata singolarmente da tutte le parti civili coinvolte (che in secondo grado possono ricorrere solo sull’aspetto civilistico delle presunte condotte degli imputati). Così il risarcimento chiesto dall’Arma si inserisce nelle richieste avanzate dalla sorella di Serena, Consuelo, che tramite gli avvocati Sandro Salera ed Antony.

Iafrate, chiede un milione di euro alla famiglia Mottola e mezzo milione al luogotenente Quatrale; dai familiari del brigadiere Santino Tuzi, che con l’avocato Elisa Castellucci chiedono anche loro un milione di euro; dallo zio Antonio, subentrato al padre di Serena, Guglielmo, morto prima del processo a nome della famiglia, e affiancato dall’avvocato Dario De Santis, che chiede 5,5 milioni. Anche l’altra zia di Serena, Armida, con l’avvocato Federica Nardoni, chiede di essere risarcita.

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