Maxi-rissa nel carcere di Monza tra bande di detenuti, sedata a fatica dagli agenti della Polizia penitenziaria: «Erano armati di qualsiasi cosa»

Polizia penitenziaria
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Due bande. Italiani e albanesi da una parte. Africani dall’altra: gambiani, magrebini ed egiziani. Una rissa monumentale all’interno del carcere di Monza, sedata a fatica dagli agenti della polizia penitenziaria, che ha visto coinvolte «oltre venticinque persone», armate di qualsiasi cosa: «Armi rudimentali da taglio, realizzate artigianalmente e ben affilate al pari di coltelli, da stoviglie di vario genere, caffettiere, bastoni ricavati sradicando le gambe dei tavoli in legno in dotazione nelle camere detentive, e tutto quanto potesse servire ad offendere e ferire fortemente».

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La denuncia di quanto accaduto domenica mattina all’interno della casa circondariale di via Sanquirico, nel capoluogo brianzolo, arriva da Giuseppe Bolena, per conto della Segreteria Regionale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria).

«Uno scenario apocalittico, con sangue ovunque, e molti feriti medicati con centinaia di punti di sutura nell’infermeria interna e due persone portate all’ospedale», secondo quanto riporta la nota ufficiale dell’Osapp. Lo scontro sarebbe avvenuto al mattino del 22 agosto, tra uomini reclusi «in regime aperto», riservato ai cosiddetti detenuti «a bassa e media pericolosità», e sarebbe proseguito anche all’arrivo dei primi agenti, fino a terminare solo in presenza di un «massiccio numero di poliziotti».

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