L’Arma chiede 125 mila euro per danno d’immagine all’ex carabiniere Maglio che violentò quattro donne

Ex Carabiniere maglio

Condannato con sentenza definitiva a 9 anni e 8 mesi per aver abusato di quattro giovani donne e per averne drogate dieci, per l’ex carabiniere Dino Maglio arriva un altro colpola Corte dei Conti gli chiede di risarcire l’Arma con 125.640 euro (e 48 centesimi) per danno d’immagine e per disservizi. Maglio era stato in servizio al comando provinciale di Padova, nella stazione di Teolo. Le vittime – ragazze, giovani donne, sempre e comunque turiste in cerca di ospitalità a prezzi contenuti – venivano adescate attraverso un sito di couchsurfing (lo scambio di appartamenti), dove l’ex militare pubblicizzava come bed&breakfast il suo appartamento padovano di quartiere Arcella.

La richiesta di danni

L’udienza di primo grado nella causa di risarcimento è stata celebrata il 15 frebbraio scorso: ad assistere Maglio, l’avvocato padovano Enrico Cogo. A giugno 2022 l’Arma dei carabinieri aveva formalizzato la richiesta di indennizzo per i danni all’immagine del corpo arrecati da Maglio con le sue condotte criminali e per presunti disservizi. Nel modus operandi del violentatore seriale, del resto, la placca con la fiamma da carabiniere aveva un ruolo preciso e importante: aprendo le porte di casa alle turistre cui offriva ospitalità, Maglio la esibiva per mettere a proprio agio le vittime designate. Il conto dell’Arma è presto fatto: centomila euro per il danno d’immagine e altri 25 mila circa per presunte assenze dal servizio. Se sarà condannato, Dino Maglio dovrà pagare.   

Il primo processo e la condanna

A svelare la doppia vita dell’ormai ex carabiniere, scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora di abusi e violenze era stata, nel 2014 la testimonianza di una ragazza autraliana di 17 anni: appena prima del volo che l’avrebbe ricondotta nel suo Paese, la giovane aveva denunciato alla questura di Padova di essere stata drogata e in seguito stuprata proprio da Maglio, il padrone dell’appartamento dove lei e la madre avevano diviso una stanza durante la tappa padovana del loro viaggio in Europa. Nel 2015 Maglio è giudicato colpevole di stupro nei confronti della liceale: sei anni e sei mesi di reclusione (ridotti a cinque in Appello). 

La condanna e la nuova indagine

Sembra la fine di una bruttissima storia, invece è solo l’inizio: passo dopo passo, emerge che non si è trattato di un caso isolato ma che, tra 2013 e 2014, l’ex carabiniere ha adescato 14 ragazze, sempre attraverso gli annunci di ospitalità. Le «prede» sono sempre studentesse in vacanza in Italia: per tante quella vacanza è diventata un incubo. A mettere in fila i sospetti è l’Irpi, acronimo di Investigative reporting project Italy: il network internazionale di giornalisti investigativi raccoglie dal web vari racconti di ragazze che, una volta tornate a casa da soggiorni in Italia, condividono in rete la terribile esperienza vissuta nel b&b di Padova.

I cronisti uniscono le dichiarazioni e trovano il minimo comun denominatore: Dino Maglio. Il materiale, raccolto in un dossier, viene spedito alla procura di Padova e finisce sulla scrivania del pm Giorgio Falcone. Il sostituto procuratore che ha condotto la prima indagine e il processo contatta tutte le ragazze: raccoglie e fa tradurre testimonianze da ogni parte del  mondo… 

Le vittime e la nuova condanna

Le vittime sono polacche, canadesi, portoghesi, americane, ceche, tedesche. Cinque ricordano perfettamente le violenze, gli stupri, i baci rubati; altre ricordano solo le cene a base di quel vino strano che le faceva svenire dal sonno. Non sapevano, ma dentro c’erano benzodiazepine usate da Maglio per stordirle. Molte ragazze raccontano di essere state attirate nel b&b dall’ex militare, che, proprio per la divisa indossata, garantiva sicurezza.

I racconti davanti ai giudici nel dibattimento padovano hanno spesso toni tragici. Alcune, in lacrime, raccontano di aver accettato l’invito a cena di Maglio e di essersi ritrovate a letto senza vestiti e completamente stordite; altre sono in grado di raccontare la violenza subita e, fin lì, taciuta. La condanna nel primo grado del processo bis, in continuazione con la sentenza precedente, è pesante: 12 anni e otto mesi di reclusione. In Appello, Maglio e il suo avvocato scelgono il patteggiamento e lo sconto di un terzo sulla pena9 anni e otto mesi. Fin qui il conto della giustizia penale. Il conto economico si avrà con la decisione della Corte dei Conti.  

corrieredelveneto.corriere.it

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