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La Russia cambia il generale alla guida della guerra: chi è Alexander Dvornikov, e perché Mosca ora sembra avere fretta

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La Russia avrebbe cambiato la guida delle operazioni militari in Ucraina. Secondo quanto comunicato da diverse fonti occidentali, al comando delle truppe russe, nella guerra scatenata contro l’Ucraina, ci sarebbe ora il generale Alexander Dvornikov, un veterano delle operazioni russe in Siria.

La notizia è stata confermata da un funzionario di alto livello, che ha chiesto l’anonimato, alla Bbc.

«Dvornikov ha una enorme esperienza derivante dalle operazioni russe in Siria — quindi ci aspettiamo di veder migliorare il comando e il controllo generale delle truppe russe in Ucraina», ha detto la fonte all’emittente britannica.

Il cambio al vertice arriva dopo che — dopo settimane di battaglie feroci — l’esercito russo non è riuscito a completare la conquista di alcuna grande città ucraina, e dopo aver subito «pesanti perdite» (come riconosciuto dal portavoce del Cremlino).

Finora, le forze russe in campo venivano organizzate e comandate separatamente: e questo causava un mancato coordinamento tra diversi comandi. Dvernikov dovrebbe invece ora essere al comando dell’intera «operazione speciale».

Nei 44 giorni passati dall’inizio dall’invasione — come sottolineato dal Pentagono giorni fa — Mosca non solo non è riuscita a rovesciare il governo ucraino, ma nemmeno a sferrare l’assalto a Kiev, o a conquistare alcuna grande città ucraina.

Giorni fa, la Russia ha comunicato di aver modificato i propri obiettivi di breve termine in Ucraina, e di voler concentrare le proprie operazioni nel Donbass, nell’Est del Paese. Da allora, le forze russe si sono progressivamente ritirate dal Nord dell’Ucraina, anche se i bombardamenti continuano in diverse aree del Paese (a Odessa, nel Sud Ovest dell’Ucraina, è stato imposto un coprifuoco nell’attesa di possibili attacchi missilistici russi). L’Ucraina ritiene che Mosca possa concentrarsi nell’immediato su città dell’Est del Paese (Mariupol, Kharkiv) per poi eventualmente lanciare l’offensiva finale contro Kiev.

«Ma a meno che la Russia non cambi le sue tattiche, è difficile che possa avere successo anche solo negli obiettivi di breve termine che si è data», ha detto la fonte britannica alla Bbc.

Secondo le stesse fonti, ora Mosca sembra avere fretta — e per ragioni più politiche che militari: l’obiettivo potrebbe essere quello di arrivare a una qualche forma di successo militare entro il 9 maggio, data in cui la Russia celebra la vittoria nella Seconda guerra mondiale.

«C’è una tensione tra la logica militare di riorganizzare le forze, imparare dagli errori commessi e mettere in campo tattiche migliori, e l’imperativo politico di agire più in fretta».

In Siria, la Russia ha combattuto seguendo schemi che ricalcavano in parte la brutale guerra in Cecenia — e che alcuni analisti rivedono ora in azione in Ucraina. Come scriveva Guido Olimpio raccontando le operazioni russe in Siria, Mosca agiva schierando caccia e pezzi d’artiglieria, bombe guidate e bombe a grappolo, sistemi missilistici termobarici e ideati per «saturare» larghe porzioni di territorio: «Fanno terra bruciata, devastano. Hanno anche un effetto psicologico su chi subisce il tiro». L’obiettivo: «colpire gli avversari più temuti; logoramento del l’avversario; distruzione di depositi e raid sulle vie di rifornimento; azioni per testare le difese; costituire punti da dove poi lanciare manovre in profondità».

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