Un inseguimento ad alta velocità, uno scontro tra forze dell’ordine e un uomo in fuga, una sparatoria nel cuore della notte lungo le statali calabresi: è questo il contesto in cui si è consumata la vicenda che ha portato un carabiniere siciliano davanti a un giudice, con l’accusa di lesioni personali.
I fatti risalgono all’aprile 2020. Una pattuglia dei Carabinieri del radiomobile di Sellia Marina si lanciò all’inseguimento, a oltre 200 km/h, di un’auto condotta da un trentunenne.
Durante il tentativo di bloccare il veicolo, uno dei militari – A.D., vicebrigadiere 48enne originario di Leonforte (Enna) – fu quasi investito, spingendolo a sparare alcuni colpi con la mitraglietta d’ordinanza M/12.
Uno dei proiettili colpì l’automobilista a una gamba, causandogli lesioni guaribili in 30 giorni.
Nel 2022, il Tribunale di Crotone aveva già assolto il carabiniere, ritenendo che l’uso dell’arma fosse avvenuto in legittima difesa, escludendo quindi ogni rilevanza penale.
Il conducente, invece, era stato condannato a un anno e sei mesi per resistenza a pubblico ufficiale e guida sotto l’effetto di stupefacenti.
La difesa dell’imputato aveva impugnato la sentenza chiedendo anche il risarcimento dei danni da parte del militare.
Ma la Corte d’Appello di Catanzaro, nella pronuncia di oggi, ha confermato l’assoluzione del vicebrigadiere, rigettando la richiesta di risarcimento, come richiesto anche dal Ministero della Difesa, costituitosi in giudizio.
Contestualmente, ha ridotto la pena del fuggitivo a 8 mesi, riconoscendo la sola accusa di resistenza a pubblico ufficiale ed escludendo la guida sotto effetto di droghe.
Una sentenza che chiude un capitolo giudiziario complesso, ribadendo la legittimità dell’operato del carabiniere e segnando un punto fermo nella tutela delle forze dell’ordine impegnate sul campo.