Il governo prolunga gli incarichi ai vertici di Servizi, Difesa e Guardia di Finanza

Esercito Italiano
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Il governo Draghi modifica le norme di durata degli incarici di vertice alla Difesa e nel comparto intelligence. Nella bozza del testo del disegno di legge di conversione del decreto legge Milleproroghe licenziato ieri dal Consiglio dei ministri sono i commi 18 e 19 dell’articolo 1, “Proroga di termini in materia di pubbliche amministrazioni”. Senza queste norme in due casi – il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, e il direttore dell’Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna), prefetto Mario Parente – l’anno prossimo ci sarebbe stato il loro termine incarico e la necessità di nuova nomina.

L’ingorgo di scadenze

Giuseppe Zafarana è nato il 2 maggio 1963 e guida le Fiamme Gialle dal 25 maggio 2019. Così il suo mandato triennale scade il 25 maggio 2022 quando avrà compiuto da poco 59 anni. Per legge dovrebbe andare in pensione e il governo nominare il suo successore a qualche mese di distanza dallo scioglimento del Parlamento. Mario Parente, direttore Aisi, scadrebbe a maggio 2022: in questo caso vale la normativa intelligence e senza variazioni Parente dovrebbe lasciare un anno prima dell’età pensionabile avendo però già raggiunto il massimo degli incarichi di rinnovo. Anche in questo caso il governo dovrebbe fare una nomina di rilievo istituzionale assoluto a ridosso delle elezioni politiche.

Continuità e certezze istituzionali

Designazioni di vertici di questo livello presuppongono rapporti fiduciari e pieno allineamento tra indirizzi politici e attuazione operativa. Vale per i servizi di informazione e sicurezza, in particolare, ma anche per le forze armate e di polizia. C’è poi il fattore età: sembra quantomeno singolare mandare in pensione un alto ufficiale al termine del suo mandato di vertice quando ha raggiunto sì e no i 59 anni. In teoria accade, per esempio, anche al capo di Stato maggiore della Marina, Enrico Credendino, nominato il 6 novembre scorso. Terminerà tra tre anni quando avrà, tuttavia, 61 anni e nove mesi. Ma i militari vanno in pensione a 63 anni.

La norma per chi porta le stellette

Il limite dei 63 anni diventa 65 se la divisa è di un carabiniere o un finanziere. La disposizione prevista dal decreto legge così recita: i vertici militari dopo aver svolto il triennio di nomina «se non raggiunti dal limite di età al termine del triennio, permangono nell’incarico fino al limite di età e comunque al massimo per un altro anno». I calcoli così sono presto fatti. Il comandante generale Gdf potrà permanere un altro anno nell’incarico. Idem il capo di Stato maggiore della Marina, classe 1963, finisce il periodo di nomina il 6 novembre 2024. Il problema può ripetersi con qualunque altro ufficiale nominato quando l’età anagrafica non è a ridosso dell’andata in pensione.

I casi Aeronautica e Arma dei Carabinieri

Luca Goretti, generale di squadra aerea, è il capo di stato maggiore dell’Aeronautica dal 28 ottobre scorso. Finirà il triennio nella stessa data del 2024: avrà poco più di 62 anni, è nato il 15 maggio 1962. Anche Teo Luzi, comandante generale dell’Arma, rientra nella nuova normativa: dovrebbe lasciare dopo i tre anni di vertice il 16 gennaio 2024. È nato tuttavia il 14 novembre 1959 e nel 2024 fa 65 anni: da gennaio a novembre potrebbe avere una piccola proroga. Il principio della norma è di poter avere un prosieguo dell’incarico al massimo per un anno e comunque entro la data di pensionabilità.

Le nuove regole per l’intelligence

Il decreto legge Milleproroghe sistema una volta per tutte una serie di disposizioni successive farraginose e fuorvianti per i servizi segreti. Nello spirito della legge di ordinamento del comparto, la n. 124/2007, stabilisce come per i vertici «l’incarico ha la durata massima di otto anni ed è conferibile, senza soluzione di continuità, anche con provvedimenti successivi, ciascuno dei quali di durata non superiore al quadriennio». Per l’intelligence la stabilità degli organismi apicali è indispensabile per il buon funzionamento. La materia trattata è così delicata, le relazioni istituzionali di livello massimo assoluto. Un meccanismo di turn over continuo, così come le attese estenuanti per le nomine, diventano devastanti per l’efficienza del sistema.

Fonte: ilsole24ore

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