Forzó un posto di blocco e investí un carabiniere: caduta l’accusa di tentato omicidio e disposti i domiciliari per un 38enne

Forza un posto di blocco e scappa a razzo dopo avere fatto finta di fermarsi, investendo un carabiniere: finisce in manette con l’accusa di tentato omicidio. 

A processo davanti al giudice il personal trainer di 38 anni arrestato la notte tra sabato 29 e domenica 30 agosto dell’anno scorso a Grotte Santo Stefano dopo avere scaraventato a terra con la macchina un vicebrigadiere del nucleo investigativo che a piedi gli aveva imposto l’alt a un posto di blocco, scappando con una repentina accelerata dopo avere fatto finta di stare per fermarsi.

In manette è finito con l’accusa di tentato omicidio, poi la sua posizione si è ridimensionata in sede di convalida quando il gip, concedendogli i domiciliari, gli contestò i reati di lesioni, spaccio di lieve entità, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato di veicolo di servizio.

Il carabiniere ferito fu portato in ambulanza a Belcolle da dove, dopo gli accertamenti del caso, i sanitari lo hanno dimesso con una prognosi di 30 giorni. Nell’impatto con la vettura guidata dall’aggressore, che poteva finire in tragedia, la vittima ha riportato delle gravi contusioni, ma fortunatamente non lesioni agli organi vitali.

Dieci anni fa, durante una perquisizione, gli trovarono in casa droga, una bomba a mano e munizioni da guerra. La notte tra il 29 e il 30 agosto 2020, gli sono stati trovati in casa un bilancino di precisione, un fucile e due fiale di anestetico. 

La sera dell’arresto, con sé aveva due involucri contenenti 6 grammi di cocaina, di cui ha tentato di disfarsi inghiottendoli durante la fuga. Furono trovati dai militari ancora in bocca all’imputato quando, nel giro di pochi minuti, è stato fermato lungo le vie della frazione a bordo della sua utilitaria, con cui nel frattempo ha anche speronato l’auto di servizio ferendo uno degli operanti.

Circostanza, quest’ultima, confermata ieri davanti al giudice da uno dei carabinieri intervenuti. “E’ partito a razzo, facendo sorpassi azzardati e andando a folle velocità lungo le vie della frazione, mentre noi tentavamo di bloccarlo. Abbiamo anche dovuto chiamare la centrale operativa, nel timore che riuscisse a imboccare la Teverina e dirigersi verso Viterbo, dove sarebbe stato pericolosissimo per eventuali altre auto in transito”, ha spiegato il testimone.

Sembra che il 38enne poco prima si fosse recato in caserma per una denuncia. “Diciamo che era un assiduo delle querele, una persona nota nota agli uffici”, ha confermato il militare.

Il processo riprenderà il prossimo 19 maggio, quando non è escluso che venga disposta una perizia psichiatrica per accertare le condizioni mentali dell’imputato al momento dei fatti. 

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