Forze Armate e Polizia, i nodi della trattativa sul contratto

rINNOVO CONTRATTI
[sc name=”facebook2″ ][/sc]

Dal 2008 non si rinnova il contratto del comparto Difesa, sicurezza e soccorso pubblico. Dall’8 luglio, lo ha annunciato il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, «si sblocca il rinnovo del contratto». Sono in ballo oltre 500mila dipendenti dello Stato tra forze di polizia (Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria), forze armate (Esercito, Marina militare e Aeronautica) più i Vigili del Fuoco. La parte economica già si intravede, l’ipotesi di aumento medio della retribuzione è del 4,25%. La vera sfida è sul rinnovo delle condizioni giuridiche professionali e di lavoro.

L’architettura della trattativa

Per i non addetti ai lavori va detto che il confronto, complicato e variegato, si svolge almeno su due tavoli. Quello politico: il ministro della Funzione Pubblica si confronta a palazzo Vidoni con i titolari dei dicasteri dei rispettivi corpi e forze di appartenenza: Luciana Lamorgese (Interno, Polizia di Stato e Vigili del Fuoco), Lorenzo Guerini (Difesa, Forze armate e Carabinieri), Marta Cartabia (Penitenziaria) e Daniele Franco (Guardia di Finanza). Un secondo confronto più tecnico si sviluppa con gli alti dirigenti dei ministeri coinvolti. Più il tavolo con i sindacati e i dirigenti della rappresentanza militare, quello finale e decisivo. Proprio oggi, per due giorni, si svolgono gli Stati generali dei sindacati militari: il tema del contratto resta centrale.

Marcia a tappe forzate

Brunetta il 15 aprile aveva detto: «Bisogna aprire al più presto il tavolo. Il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico ha dato un contributo enorme alla pandemia». Così ha convocato il tavolo dei ministri il 14 maggio e il 7 luglio. La trattativa riprende la prossima settimana, Brunetta vuole sciogliere i nodi al più presto. Quello delle risorse sembra risolto almeno nell’ammontare complessivo. Spiega Felice Romano, numero uno del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia): «Per tutti ci sono 649 milioni stanziati dall’ultima legge di stabilità più altri 127 milioni previsti dal decreto sostegni bis in via di approvazione in Parlamento». Si faranno i conti con la divisione tra amministrazioni e medie retributive. Per quest’anno non sono previsti stanziamenti per la dirigenza del comparto.

Un aumento di circa 130 euro

Secondo un’elaborazione del Sole24Ore gli incrementi medi mensili lordi previsti sono di circa 130 euro, con differenze minime tra le forze di appartenenza. I numeri, tuttavia, saranno sottoposti a ulteriori aggiornamenti, per questo non si possono dare cifre definitive. La trattativa vera, del resto, non verte sull’incremento delle retribuzioni: i limiti di manovrabilità economica e finanziaria sono noti, lo sanno bene anche i sindacati. Il punto centrale è la battaglia sulla revisione dello status e del trattamento giuridico del personale fermo, nella parte contrattuale, al 2008. Da troppo tempo, ormai, rispetto a compiti, funzioni e responsabilità evolute e rinnovate non solo con la pandemia.

Tutela legale, tutela sanitaria

Osserva Felice Romano: «Ci batteremo con forza su almeno tre punti. Il primo, la partenza reale della previdenza integrativa, visto che oggi un agente va in pensione con un assegno pari al 65% della retribuzione se tutto il suo lavoro è stato svolto in regime contributivo». Il secondo aspetto è «una tutela legale piena dei nostri poliziotti con il rimborso integrale di tutte le spese sostenute a titolo personale per fatti attinenti al servizio». Il terzo profilo «fondamentale è il rimborso delle spese sanitarie affrontate dal personale per le cure legate all’attività di polizia e per ripristinare l’idoneità al servizio». Sono alcuni degli nodi strategici per i sindacati del settore. La partita con ministri e gli alti vertici del comparto è cominciata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!