Carabiniere trasferito per aver denunciato collega e comandante. Il Tar: «Una ritorsione, trasferimento annullato»

Carabiniere tar

Il militare andava in palestra in orario di servizio durante il lockdown, coperto dal suo superiore. I due ufficiali sono stati indagati dalla procura e uno ha già patteggiato

Il provvedimentocon il quale il Comando legione carabinieri del Trentino Alto Adige, su proposta del Comando provinciale, ha disposto il «trasferimento d’autorità» di un luogotenente, da uno dei Nuclei operativi e radiomobili (Norm) altoatesini, del quale era comandante, a una stazione dell’alta val d’Isarco, sempre in qualità di comandante, è caratterizzato da «marcato vizio istruttorio e motivazionale». È evidente «l’incongruenza con le valutazioni espresse in precedenza» nei confronti suoi «e delle sue attitudini al comando. 

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Avvocato militare infodivise

Se ne trae l’impressione, sulla scorta della coincidenza temporale, che si tratti, nei fatti, di un trasferimento ritorsivo a fronte delle denunce nei confronti di due colleghi». È questo il cuore della sentenza con cui il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha accolto il ricorso del luogotenente, assistito dagli avvocati Gianni e Carlo Lanzinger, e annullato il provvedimento di trasferimento disposto a maggio.

La palestra e la denuncia

Tutto ha inizio nell’inverno 2020, quando un maresciallo dei carabinieri, all’epoca comandante di una stazione dell’alta val d’Isarco, comincia ad andare ad allenarsi nella palestra di un comune limitrofo, della quale aveva le chiavi, in orario di servizio. Lo fa più volte, destando l’attenzione dei colleghi, che segnalano la cosa. Alla Procura della Repubblica di Bolzano scattano le indagini, coordinate dal pm Andrea Sacchetti, che portano, a maggio di quest’anno, al patteggiamento da parte del maresciallo: un anno e mezzo per truffa e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Ma le indagini portano anche al rinvio a giudizio del tenente colonnello che, all’epoca dei fatti, era comandante di un’altra compagnia della zona: l’accusa sostiene che, col suo comportamento, abbia coperto il collega. Il 27 febbraio, si presenterà in aula per rispondere di omessa denuncia da parte di pubblico ufficiale e rifiuto di atti d’ufficio. Entrambi sono stati trasferiti.

I trasferimenti

Stessa sorte toccata a quello che, nel frattempo, è diventato l’ex comandante del Norm. A marzo di quest’anno gli viene comunicato l’avvio del procedimento amministrativo. Il provvedimento è motivato dall’«incompatibilità ambientale» che si sarebbe venuta a creare all’interno del suo reparto: coesione ed efficienza «appaiono deteriorati», «alcuni militari hanno presentato istanze di trasferimento», dicendo «di non sentirsi sereni nello svolgimento delle proprie funzioni». 

L’unica soluzione ravvisabile è trasferire il luogotenente: anche lui, si legge nel provvedimento, «potrà trovare nuovi stimoli e gratificazioni nell’intraprendere un nuovo incarico di comando, di elevata responsabilità». E così avviene: da comandante del Norm, diventa comandante della stazione dell’alta val d’Isarco (al posto del collega che, nel frattempo, ha patteggiato), finendo con l’essere demansionato. Ma la cosa non gli va giù. 

Di qui il ricorso al Tarche gli dà ragione, con i giudici che dispongono l’annullamento del trasferimento. In virtù del quale, da maggio, il comandante ha anche percepito un’indennità aggiuntiva, che ora rischia di dover essere giustificata davanti alla Corte dei conti. In parallelo alla giustizia penale e amministrativa, si è mossa pure quella militare. La Procura militare, infatti, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento disciplinare a carico del luogotenente, indagato per ingiuria e minaccia a inferiore e diffamazione. Ipotesi di reato risultate infondate.

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