Una condanna a dieci mesi e dieci giorni di reclusione, con pena sospesa: questa la sentenza emessa dal Tribunale di Torino a carico di un brigadiere dei Carabinieri, fino a poco tempo fa in servizio al Raggruppamento Operativo Speciale (ROS).
Tra il 2018 e il 2021, l’uomo è stato riconosciuto colpevole di accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell’ordine, commettendo 26 verifiche su banche dati riservate senza motivo di servizio.
Le indagini, condotte nell’ambito del filone sui dossieraggi illegali della Procura di Torino, avevano riscontrato come alcuni accessi riguardassero non attività operative, ma soggetti vicini al militare — parenti, amici o semplici conoscenti — violando così norme e protocolli interni.
Allo stesso carabiniere era stato contestato l’installazione non autorizzata di una telecamera nel proprio ufficio, per la quale era stato però assolto per insufficienza di prove.
Implicazioni e contestazioni
Durante il processo, il brigadiere aveva sostenuto che alcuni controlli fossero stati eseguiti per ottenere l’abilitazione alla gestione di informazioni «riservatissime». La tesi non è stata però ritenuta convincente dagli inquirenti, che ne hanno evidenziato la natura estranea ai protocolli operativi dell’Arma.
